Non si comprende quale scelta sia stata più azzardata nel realizzare questo film, se quella di dare in affidamento tre orfani alla bionda in carriera Helen Harris (Kate Hudson) o Garry Marshall come regista. Il re delle sit-com anni ’70, ritenuto uno tra i maggiori specialisti di disneiane favole moderne a tinte rosa, ha qui la pretesa di spingersi in quella “no man’s land” tra la commedia e il dramma, toccando con pretesa leggerezza temi come famiglia, responsabilità e crisi adolescenziali, tutto in un unico traboccante calderone gestito da una Kate Hudson un po’ fuori luogo. Prendete la Andie Anderson di Come farsi lasciare in 10 giorni con il suo mondo di lustrini e feste private e fatele ricevere una drammatica telefonata in cui la maggiore delle due sorelle le annuncia la scomparsa della secondogenita. In poco tempo la giovane e intraprendente agente di moda, si ritrova mamma di tre bambini di 15, 10 e 5 anni che pian piano prendono a “picconate” il suo mondo così trasgressivo e poco “politically correct”. Le scelte della neo-mamma saranno pressoché obbligate: una drastica riduzione di lavoro, un trasloco da Manhattan al Queens e l’allontanamento dall’icona di “donna vincente”.
Non è da tutti scrivere una storia che riesca a far ridere e commuovere al contempo e gli sceneggiatori Amiel e Begler qui non ci riescono proprio. Mentre lo sviluppo della trama, che include anche una prevedibilissima storia d’amore tra la protagonista e John Corbett (Il mio grosso grasso matrimonio greco), compie delle svolte narrative che il pubblico si aspetta sin dopo i primi quindici minuti, il finale è ancora più scontato. La strada che porta verso l’ovvietà è un’inutile, compiacente e pretenziosa sequenza di scene superflue e fastidiose che, avendo a disposizione la funzione “avanti veloce” del nostro telecomando, avremmo volentieri saltato. A strappare qualche risata alla platea sono le continue incursioni della pittoresca vicina di casa di Helen (Sakina Jaffrey), e le performance dei tre bambini, interpretati da Hayden Panettiere (Racing Stripes, Heroes), Spencer Breslin (Il gatto e il cappello matto) e la sorellina Abigail già vista in Signs di Shyamalan. Perdibile.
di Alessio Sperati