Notte, parola magica che al cinema evoca incassi milionari. E se come dice il proverbio “non c’è due senza tre”, dopo i lauti incassi dei due film sulla “notte prima degli esami” i produttori Fulvio e Federica Lucisano con Buena Vista International (già pronti a far sposare il marchio Italia con quello Disney per esportare nel mondo il fortunato genere familiare) si augurano che anche Questa notte è ancora nostra sbanchi il botteghino. Tentano quindi di far subito manbassa lanciando il film dal 19 marzo in 450 copie, sperando che i giovanissimi fan di Vaporidis, protagonista anche di questa pellicola confezionata a loro misura, si facciano accompagnare da genitori e fratelli maggiori. La regia è affidata ai geniali Luca Miniero e Paolo Genovese che, ancora pentiti per aver rifiutato il primo film nottambulo diventato ormai un cult, stavolta hanno detto sì a scatola chiusa, partecipando comunque alla revisione del soggetto con Fausto Brizzi e alla sceneggiatura con Massimiliano Bruno (che nel film è anche l’amico del cuore del protagonista), Marco Martani, Gianfranco Giagni, Chiara Laudani e Xiang Yang Li, necessario per sviscerare usi e costumi dei cinesi della Capitale che, assicura, si dilettano a cantare nelle balere i popolari stornelli romani. Stavolta il nostro Nicolas, che lavora di malavoglia col padre (Maurizio Mattioli) nell’impresa familiare di pompe funebri ma sogna di sfondare con la sua band rocchettara, per strappare una scrittura a uno sdrucito ma rampante impresario musicale (perfetto nel ruolo Franco Califano), dovrà avere come cantante una fanciulla cinese, dal richiamo internazionale. Lui la scoprirà nel supermarket della chinatown romana e per convincerla ad accettare innescherà un corteggiamento stretto per farla innamorare.
Una commedia leggera, mai volgare, che fa sorridere e non annoia come tanti pretenziosi “capolavori” firmati e interpretati da attori maturi e di grido, che farà pure storcere il naso ai critici ma ben venga se aiuta (grazie anche ad attori come Mattioli) a ridare ossigeno alla moribonda commedia all’italiana e, soprattutto, a riempire di nuovo le sale di ragazzini strappandoli ai blockbuster americani zeppi solo di effetti speciali o ai videogiochi. Giovanissimi come quelli che negli anni ’60 hanno fatto la fortuna del genere “musicarelli” con Morandi e la Pavone, e poi di film diventati cult come Il tempo delle mele, difficilmente catalogabili tra i capolavori ma che hanno fatto sognare generazioni che ancora li ricordano con nostalgia. Questa notte è ancora nostra propone con lievità ai ragazzi temi seri come il razzismo, le difficoltà di integrazione tra italiani e stranieri, di adattamento a usi e costumi tanto diversi tra loro. E se attraverso le avventure di una coppia di sgangherati ragazzotti d’oggi (Vaporidis e Bruno) che tra esequie al trillo del “cellulare”, concertini alla Blues Brothers, equivoci e sofferenze d’amore, il messaggio arriva è già qualcosa. Altrimenti sarà servito almeno per un’ora e mezza a farli sognare. Ne è sicuro anche Nicolas Vaporidis che non teme, come altri suoi colleghi decollati (spesso con magro successo) verso film “impegnati”, di restare invischiato in questo genere giovanile: “Amo la commedia all’italiana che coi Sordi, Tognazzi, Gassman ha avuto un percorso enorme, ne vado fiero, voglio crescerci dentro – sottolinea -. Farla mi rende felice, quando è intelligente fa riflettere, ti emoziona, è una soddisfazione raccontarla con questo tocco, anche con un pizzico di malinconia, magari alternandola a film più drammatici come Cemento armato, per essere versatile”.
di Betty Giuliani