Direttamente da Locarno senza passare per la rassegna itinerante arriva il film vietato ai minori del trentaduenne, metà andaluso e metà olandese, Ramon Salazar, già proposto a Cannes nella sezione per addetti ai lavori. Tra falli, rapporti di ogni tipo e spruzzi di sperma che si infrangono su bicchieri e stoviglie, 20 centimetri ci racconta la storia di Marieta, “trans” con il disturbo della narcolessia e la testa tra le nuvole. I suoi sogni sono recital di Broadway dove lei, manco a dirlo, è la prima donna. Che sia la prima non importa, ma donna sì, quei venti centimetri sono veramente di troppo per una come lei. In un modesto tributo al primo cinema di Almodovar risalta il talento di Monica Cervera, vista di recente in Crimen Perfecto di Alex de la Iglesia e che, tra coraggio e professionalità, accetta di indossare protesi falliche e di esibirsi con uguale coinvolgimento in un letto come sul palco sulle note di West Side Story. Non mancano chiari scossoni al comune senso del pudore e alla morale, come nel sogno di Marieta che immagina di recarsi dal Papa a proporre la propria beatificazione. Non ci sono equivoci nel film di Salazar, le sue picconate sono chiare ed accentuate, come lampanti sono le eredità almodovariane anche sotto il profilo del cast: gli attori Rossy di Palma, Pilar Bardem, Lola Dueñas e Nijwa Nimri impiegati da Salazar, sono tutti pupilli del regista de La mala educacion. Colorato, ironico e altamente irriverente, 20 centimetri è senz’altro un promettente esordio e un film che ha già riscosso tanti consensi prima ancora di arrivare in sala: gli ultimi tre premi li ha raccolti durante il Festival di Malaga.
di Alessio Sperati