Entrare al cinema con l’ottica di vivere per un’ora e mezza un’atmosfera puramente vacanziera? Perché no. Due esponenti di quella Hollywood dotata di sublime autoironia si rincontrano sul set sei anni dopo Prima o poi me lo sposo, sono Drew Barrymore e Adam Sandler decisi a impiegare le loro rispettive società di produzione su un tema variante di Ricomincio da capo, senza alcuna pretesa di raffronti su un piano prettamente drammaturgico con il capolavoro di Harold Ramis. Questa volta il “giorno della marmotta” potrebbe non avere fine poiché le sue cause non sono esoteriche bensì psicopatologiche. 50 volte il primo bacio è un tributo allo spasso e al disimpegno, con un’ambientazione esotica fortemente voluta dallo stesso Sandler (la prima stesura della sceneggiatura era ambientata a Seattle). Ecco dunque la suggestiva isola Ohau delle Hawaii con tutti i suoi atolli e il suo parco aquatico di Waimanalo, a fare da sfondo ad una storia d’amore tra le più particolari: un corteggiamento come tanti, con un ragazzo e una ragazza che si incontrano in un caratteristico locale del posto, se non fosse che lei all’indomani non ha nessun ricordo della giornata trascorsa con lui, che, quindi, deve rifarsi sotto ogni nuovo giorno con nuovi e bizzarri espedienti per rompere il ghiaccio. Buona scelta di cast per la Barrymore, ormai anche produttrice e forte di un bagaglio di una trentina di film alle spalle e un Adam Sandler versatile maschera al servizio della commedia più o meno autoriale di chiara impronta statunitense.
I meccanismi comici sono resi sobri e funzionali dalla struttura schematica a ripetizione: il fatto di girare insieme tutte le scene ambientate in una stessa location, ma con diversi scarti temporali, (tecnica adottata anche da Bill Murray che girò contemporaneamente una ventina di diversi ‘risvegli’), costringe gli attori ad una grande prova di immedesimazione. Di qualità anche le spalle comiche: da segnalare il particolare medico della “clinica per smemorati”, un Dan Aykroyd rimasto con lo stesso camice bianco di PSI Factor, a fare da custode allo spassoso Ten Second Tom, un tale che ha la sventura di subire il ‘resettaggio’ della memoria ogni 10 secondi, tale da non essere in grado nemmeno di dare un’indicazione senza sentire la necessità di salutare di nuovo l’interlocutore. Rob Schneider poi, dopo qualche assolo, dove ha la possibilità di esprimersi al meglio come in Gigolò per sbaglio, continua a fare da ‘sparring partner’ (prendendosi legnate e mazzate) all’amico Sandler che lo vuole sempre accanto, ma sempre un gradino più in basso (come in The Waterboy, Mr.Deeds, Big Daddy e Hot Chick). Questi elementi assommati danno vita ad una commedia spassosa, dalle atmosfere lussureggianti e vacanziere, pur colorate di rosa quel tanto che basta per non annoiare mai: per i più romantici ricordiamo che una delle spiagge dove Sandler metterà in atto uno dei suoi 50 approcci, è la stessa dove Burt Lancaster e Deborah Kerr girarono la scena più intensa di Da qui all’eternità. Un’ora e mezza di vacanza ai tropici, con tanto di escursione in Alaska…
di Alessio Sperati