Dal 23 settembre in sala La pelle che abito
Ci si può vendicare cambiando sesso e pelle del nostro nemico? Per il regista spagnolo Pedro Almodóvar pare proprio di sì, visto che su questa terribile vendetta ha costruito la sua ultima, discutibile fatica, La pelle che abito, che la Warner porterà dal 23 settembre in 300 nostre sale. Il regista spagnolo rispolvera dopo un ventennio il fido Antonio Banderas, e dopo un decennio la Elena Anaya dello splendido Parla con lei. Cala lui nel “camice” dello psicopatico chirurgo plastico dedito a piu’ che azzardate sperimentazioni transgeniche. E lei nei panni della sua vittima a cui lui cambia totalmente sesso e fattezze, per poi innamorarsi della sua creatura.
Il dottor Robert Ledgard (Banderas), provato dalla tragica morte della moglie (che non sopportando di vedersi carbonizzata dopo un incidente d’auto si getta dalla finestra) e dalla conseguente follia in cui è piombata la sua unica figlia, non trova di meglio che sequestrare Vicente (Jan Cornet) il ragazzo che a una festa avrebbe tentato di violentare la fanciulla (ma in realtà non l’ha fatto), che a sua volta si lancia dalla finestra. E poi lo trasforma in donna, Vera (Elena Anaya) e gli cambia tutta la pelle, dandogli la faccia dell’amata consorte scomparsa.
Al folle esperimento assiste la fedele governante (Marisa Paredes), che in realtà è la madre segreta del prof., chiamata ad accudire il trans chiuso in casa a doppia mandata. Nel frattempo arriva pure un altro figlio della colf, uno spregevole e sfregiato galeotto che piomba in casa e violenta la prigioniera. Ma il medico arriva e lo stende a rivoltellate. Poi s’innamora della neoragazza, la fa sua. E lei, che sembra aver perdonato le orribili pene da lui infertele, va a fare shopping con la tata. Ma al suo ritorno a casa lo fa secco. Poi, vestita da donna, torna dalla mamma che lo cerca invano da anni, e ritrova la commessa lesbica della quale allora era invaghito. E che ora, come donna, forse ha qualche possibilita’ di conquistare!
Raccontata così sembrerebbe una storia tragicomica. Pedro invece l’ha resa cupa, ansiogena, lenta, noiosa. Voleva sottolineare l’enorme abuso di potere, in questo caso del chirurgo plastico, ha spiegato presentando il film a Roma. «La storia è talmente estrema che ho scelto uno stile sobrio, austero, per nulla splatter, per rendere l’effetto più potente». Non si capisce cosa intenda per sobrietà, visto che non ci risparmia scene di violenza estrema, non solo sessuale. Altro elemento centrale del film, spiega ancora l’autore, è l’enorme istinto di sopravvivenza del ragazzo-ragazza. «L’identità dell’individuo – sottolinea – non può cambiare anche dopo manipolazioni estreme». Vorrei vedere se facessero a lui quello che il dottore fa al suo prigioniero!
Lo difende Banderas, sei film con Almodóvar, un grande, meraviglioso regalo, dice. «Pedro ha rotto le regole del gioco, esce dagli schemi del cinema spagnolo e ne paga il prezzo. Va metabolizzato, la sua è vera creatività, esplora terreni nuovi e difficili, rischia sulla sua pelle. Dopo vent’anni l’ho trovato professionalmente più minimalista nella forma, più austero concettualmente, più profondo, più completo e più serio nei contenuti. In questo film ha veramente messo le mani nel fango, fatto un salto nel vuoto senza rete».
La chirurgia estetica, sostiene l’attore, nel film è una metafora che separa il mostro psicopatico dall’artista. «Fa riflettere sulla creazione, quando il chirurgo s’innamora della propria opera. Ho immaginato Leonardo che andava a letto con la Gioconda!». «La bioetica ha chiuso la porta alla sperimentazione sugli esseri umani – gli fa eco il regista -, ma la scienza fa il suo corso e cambierà l’umanità, un tema affascinante che ho inserito nel film». Ironizza sul ricorso ormai di massa alle pratiche plastiche: «Vedrei bene una sit-com con le donne sull’orlo di una crisi di nervi perché non trovano i soldi per farsi operare!».
Di aver sfornato un prodotto un po’ indigesto sembra comunque conscio, visto che consiglia: «Il film lascia un po’ di sconcerto, va digerito, ci devi dormire sopra». Dunque, forse per riscattarsi, tra i prossimi progetti, annuncia, ci sarà quasi sicuramente una commedia!