Una casa isolata, due giovani ragazze e un assassino implacabile che avanza come un ‘terminator’ massacrando tutto quello che gli capita a tiro. È il semplice ma efficace sfondo della giostra di corpi mutilati del regista ventiseienne francese Alexandre Aja. Suo il merito di un film senza respiro, incalzante, coinvolgente pur nella sua imbarazzante semplicità (il budget è di soli due milioni di euro). Uno dei volti dell’ultimo Cannes, Cecile De France, vista anche nel recente Il giro del mondo in 80 giorni, diventa per lui la studentessa fuoricorso Marie, che chiede aiuto all’amica Alex (Maiwenn) e viene condotta nella sua casa di campagna, dove vive la sua famiglia, per studiare senza interferenze. Ma l’interferenza c’è e come, e si presenta con una violenza tale da meravigliare anche noi, avvisati sì della “forza” del film, ma non preparati a tanto.
Puristi dello slasher-movie fatevi avanti! Aja si muove a metà tra il tributo e l’innovazione confezionando un film dove i dialoghi, la storia, gli sfondi sono ridotti al minimo come i fondali di cartone di una montagna russa che incolla alla poltrona, senza respiro, senza pensieri. C’è tanto dei B-Movie anni ’70, del cinema di Lucio Fulci e di Lamberto Bava con un pizzico di Wes Craven, e non solo per il solenne tributo di un devoto cinefilo, ma anche per la presenza del truccatore italiano Giannetto De Rossi, reduce del miglior cinema italiano di sempre e già impiegato sia nel Novecento di Bertolucci che nel Casanova di Fellini. Un vero ‘must’ per appassionati del genere.
di Alessio Sperati