Eleganza, femminilità, illusione ed una particolare propensione per una drammaturgia che sembra riportare in auge ed attualizzare un gusto vagamente retrò. Angel, nelle sale italiane dal 5 ottobre, non delude probabilmente perché conduce attraverso le atmosfere di un mondo che tanto deve ai grandi romanzi ottocenteschi ed alla migliore tradizione hollywoodiana datata anni 30/40. Ma più di ogni altro il merito va al talento originale e misurato di Francois Ozon che, ancora una volta, esalta il femminile ponendolo al centro di una controversa lotta tra il vero e il verosimile, rendendolo artefice e vittima di una dolce e pericolosa illusione. “ Credo che si tratti di una questione soggettiva. – ammette chiarendo la sua propensione per i personaggi femminili – Mi trovo bene con le donne ed in modo particolare con le attrici. Solitamente sono più intelligenti degli uomini e sanno prendere più rischi rispetto ai loro colleghi”. Dall’utilizzo di un colore non filtrato alla delicata e profonda introspezione che passa sempre attraverso un primo approccio estetico della figura e del personaggio fino all’intreccio che mette in scena un perfetto melodramma, Ozoncostruisce un opera assolutamente personale ed autoriale. E poco importa che l’impronta datata della vicenda e dello stile possa inizialmente sorprendere, perché il piacere di trovarsi di fronte ad una cinematografia “d’altri tempi” per fattura, linguaggio ed atmosfera rende l’esperienza unica nel suo genere. Tratto ed ispirato dall’omonimo romanzo di Elizabeth Taylor, Angel narra l’esistenza breve e travolgente di una giovane donna vittima del suo fervore letterario e di una propensione alla fantasia che la renderà estranea al mondo reale. Riscattatasi dalla povertà, ottenuto fama, successo e l’uomo che amava, vedrà crollare il suo inconsistente universo dorato di fronte alla brutalità della verità.
“Dopo aver letto il romanzo della Taylorho pensato immediatamente ad un adattamento francese ma il libro era intessuto saldamente nella tradizione britannica così ho cercato di seguire l’esempio dei grandi autori hollywoodiani del passato, concentrandomi più sullo stile che sull’adesione alla realtà. Il mio obiettivo principale era quello di addolcire le caratteristiche di Angel, che nel romanzo era un personaggio spesso grottesco. Mi è venuta in mente immediatamente Rossella O’Hara. Lei è veramente un personaggio che puoi amare e odiare allo stesso tempo. Volevo che Angel come lei si accorgesse dei suoi poteri di seduzione e li usasse in modo particolare nei confronti del suo editore e di Nora.”.Nonostante la sua riconoscibilità cinematografica Ozon ha dovuto comunque affrontare alcuni problemi produttivi per portare a termine il progetto. Considerato il fatto che di questi tempi la mancanza di fondi non guarda in faccia nemmeno ai grandi, si è visto costretto a ridurre le sue aspettative in seguito alla sostituzione di una poco idonea Nicole Kidman con una meno nota ma più adatta Romola Garai. Distribuito da Teodora con 35/40 copie, il film ha il pregio di insinuarsi all’interno dell’eccessiva distribuzione made in USA come unica pellicola europea indipendente di questi mesi, mettendo in evidenza la situazione drammatica di una cinematografia che si sta avviando sempre più prepotentemente verso l’invisibilità. Nella speranza che questo non sia l’ultimo film di Ozon a conquistare i nostri schermi, non rimane che godere di un ritratto femminile diviso tra l’illusione di una ambiziosa Madame Bovary, la moderna ostinazione di una Rossella O’Hara e le insicurezze di una donna d’oggi che abbraccia la fantasia come unica realtà possibile. “ La fuga dal reale è un punto che Angel ha in comune con molte donne moderne – continua – Molte ragazze vedono come unico fine della loro vita il raggiungimento di un successo effimero, inconsistente e poco duraturo.”
di Tiziana Morganti