Se John Ford e Sergio Leone avessero assistito all’ultimo lavoro di Ang Lee sarebbero rimasti quantomeno stupiti. Se poi la sorpresa si fosse trasformata in senso dello scandalo ed incomprensione questo non possiamo certo affermarlo con certezza. Sta di fatto che la dissoluzione delle regole e degli stereotipi del “wild West” tanto combattuti e scardinati da Lee, colloca Brokeback Mountain al di fuori del genere specifico, inaugurando un’era nella quale agli eroi quotidiani è finalmente permesso scrollarsi da dosso la polvere di un rodeo conquistando il privilegio di avere un cuore. Tratteggiata con particolare sensibilità e delicatezza, la vicenda si arricchisce di una paesaggistica naturale che accoglie e protegge e che, fotografata con luminosità e nel pieno rispetto della sua vastità, diviene palcoscenico dove naturale scorre il flusso della vita ed ancor più drammaticamente onesto diviene l’amore tra due uomini. Certo sarebbe molto semplice concentrarsi esclusivamente sulla problematica omosessuale, che comunque ha la sua valenza vista la preoccupante ondata omofobica che sta invadendo sempre di più gli Stati Uniti, ma ciò che conta realmente è lasciarsi andare alla naturalezza degli eventi, comprendendo quanto l’amore possa e debba rivestire un significato universale.
Ang Lee (Ragione e sentimento, Il banchetto di nozze, La tigre e il dragone, Hulk) ci ha da sempre abituati ad un cambiamento continuo, ad una variazione costante e dettagliata di ambienti e situazioni all’interno del suo cinema, ma Brokeback Mountainrappresenta qualche cosa di veramente inaspettato. Uno stupore che non viene alimentato tanto dalla tematica, ma da una visione pulita e totalmente priva di giudizi. Nella società moderna la televisione e il cinema hanno cominciato ad affannarsi per inquadrare in una sezione sociale la cosìddetta comunità gay, una attività volta a tranquillizzare gli animi, a far conoscere il “diverso” per poterlo controllare, catalogare e gestire. I gusti, le necessità e le abitudini sembrano diverse ma Ang Lee riesce ad andare oltre qualsiasi indagine sociale e di costume per aprire gli occhi di fronte alla vastità della passione che non sceglie e non grazia, per qualche oscuro motivo, esclusivamente l’eterosessualità. Certo ad un primo esame la vicenda potrebbe apparire scontata nella sua semplicità ma Jake Gyllenhaal e Heath Ledger sono i protagonisti di un classico melò dall’anima trasgressiva. Una modernità volta a sostenere il più tradizionale dei valori e a dimostrare come un bacio continui ad essere «Un apostrofo rosa tra le parole “ti amo”» indipendentemente da chi sia colui che lo dà e lo riceve.
di Tiziana Morganti