L’estate, si sa, è da sempre il periodo dell’anno in cui le case di distribuzione, tra commedie per teenager e brividi su celluloide, tentano in ogni modo di attirare gli abbronzati spettatori imbevuti d’olio solare nelle sale cinematografiche. Alla 20th Century Fox hanno pensato bene di accontentare sia il pubblico amante dei massacri post-lavorativi che quello in cerca della risata scacciapensieri, con questo Vacanze di sangue, terzo lungometraggio dei Broken Lizard, scatenato quintetto formato, fin dai tempi del college, da Jay Chandrasekhar (anche regista del film), Steve Lemme, Kevin Heffernan, Paul Soter e Erik Stolhanske, già responsabili dei successi Super Troopers e Puddle cruiser, che rilegge in chiave umoristica i cliches tipici dello slasher, “resuscitato” sottogenere dell’horror costituito da tutte quelle pellicole che, tra un Halloween e un Venerdì 13, ci propongono omicidi di ragazzi a ripetizione, ad opera di assassini mascherati o creature mostruose. La nuova fatica dei Broken Lizard si svolge a Pleasure Island, in Costa Rica, nel villaggio estivo dell’ex Rockstar Coconut Pete, il luogo ideale per chi vuole trasgredire tutte le regole del sano divertimento, tra orge di sesso e scorpacciate di marijuana. Ma c’è qualcuno nei dintorni che provvede a rovinare presto la festa, uccidendo i villeggianti a colpi di machete. I gestori del villaggio, per non spargere il panico tra i clienti, intendono mantenere tutto in segreto, almeno finché l’identità dell’assassino resterà ignota. Chi sarà mai? Il nuovo massaggiatore Lars? Oppure poliziotto Sam? Potrebbe essere anche il maestro di tennis Putman, o magari l’istruttore d’immersioni Juan. E se fosse il disc-jockey Dave?
C’è anche da tenere in conto la leggenda di Phil, assassino del machete che a quanto pare si aggira assetato di sangue fra gli alberi della foresta. Precisiamo subito che non si tratta di un prodotto alla Scary Movie, in quanto, pur riprendendone il modo volgare e scorretto di fare ironia, non punta a parodiare gli ultimi successi dell’horror su celluloide, anzi, si presenta come una normalissima commedia, ricca di apprezzabili nudi femminili e grottesche sequenze di sesso, in cui, tra un omicida che sfoggia un look alla So cosa hai fatto, e tesi momenti che ricordano Halloween-La notte delle streghe ed altri ‘slasher’ meno conosciuti (ad esempio gli inediti Sleepway Camp e The Burning), non mancano neppure abbondanti schizzi di sangue. Potremmo invece tranquillamente associarlo agli splatter demenziali della “Troma” di Lloyd Kaufman, specializzata in trash-movies, che, fin dai tempi del primo, glorioso The Toxic Avenger (1984), coniuga la goliardia erotica alla Porky’s con la violenza estrema. Con un cast che comprende anche la Brittany Daniel dei televisivi Sweet Valley High e Dawson’s Creek, il film è ricco di colpi di scena e trovate divertenti (a partire dalla figura di Lars, massaggiatore capace di trasmettere l’orgasmo al primo tocco), ma comicità e splatter sono dosati in maniera disomogenea, facendolo risultare più riuscito come slasher che come pellicola da ridere, in quanto, come già accennato, ad eccezione dei riusciti ultimi cinque minuti, che sembrano particolarmente influenzati dallo stile dei fratelli Zucker, è costituito soltanto da stancanti volgarità, adatte esclusivamente ad un pubblico poco esigente. Da segnalare la presenza di un esilarante Bill Paxton (Twister, Titanic), nei panni dell’ex rock star Coconut Pete, pronto a perdere il proprio controllo ogni volta che qualcuno non ricorda i fasti dei suoi successi. Non a caso, il regista ha dichiarato: «Si è adattato perfettamente all’idea di questo stile di vita marinara. Non so se Paxton sia proprio così nella vita reale, ma sul set è stato grande».
di Francesco Lomuscio