Quando un brutto film passa inosservato non succede nulla, ma se capita per qualche ignota ragione che questo vada a incassare sessanta milioni di dollari in giro per il mondo, diventa in breve soggetto di indagine. La critica americana chiamata ad esprimersi su Date Movie (in Italia Hot Movie) c’è andata giù pesante. Qualcuno ha chiesto al proprio direttore di alterare la propria scala di giudizio per poter dare meno di zero. Ne prendiamo atto. Fatto è che il film è stato un vero successo al botteghino, sia negli USA che nel Regno Unito e la critica italiana si troverà una vera e propria patata bollente. Errore di valutazione o fenomeno? A nostro avviso valgono le semplici regole dell’attrazione verso ciò che è estremo, anche se in senso negativo. A dire il vero Hot Movie non ha né un capo né una coda, è una serie di sequenze comico – demenziali alla Scary Movie con la sola differenza che il soggetto della parodia non è il genere horror o sci-fi ma il mondo rosa delle commedie sentimentali. Il film apre infatti con la protagonista – la Alyson Hannigan di American Pie gonfiata di un centinaio di chili – che si risveglia dopo un incubo a sfondo matrimoniale.
Le avventure di Julia Jones – il cognome è un chiaro richiamo alla più nota Bridget – continuano nel fast-food del padre dove vede per la prima volta Grant (Adam Campbell), l’uomo dei suoi sogni. Con i suoi chili di troppo non riuscirà mai a conquistarlo e allora si rivolge allo specialista Hitch (Tony Cox) che somiglia più a Yoda che a Will Smith. Si continua poi con le parodie di Il mio grosso grasso matrimonio greco, Harry ti presento Sally, Pretty Woman, (in questi due i ruoli sono invertiti) Mi presenti i tuoi, Mr.& mrs.Smith, Kill Bill ed Il Signore degli Anelli. Il progetto nasce dalla penna degli sceneggiatori di Scary Movie, Jason Friedberg ed Aaron Seltzer, che mettono alla sbarra non solo un genere cinematografico ma anche il consumismo estetico made in USA, la cronaca della peggiore specie – che diventa oggetto di scherno nella scena in cui Julia e Grant picchiano un barbone, gli rubano i pochi spiccioli e poi vanno al cinema – e la società multietnica espressa dalla improbabile famiglia di lei bianca con un padre afro-greco, la madre indiana e la sorella giapponese. L’ultima satira di Hollywood non fa nemmeno il solletico ai maestri del genere, i fratelli Zucker, ma chi fa questo mestiere deve poter considerare gli estremi. Un film apocalitticamente brutto diventa un metro di riferimento per i giudizi a venire.
di Alessio Sperati