Due terzi de Il mio grasso grosso matrimonio greco – il regista Joel Zwick e uno dei protagonisti John Corbett – si dilettano in una commedia grottesca dai toni piuttosto confusi. Come al solito i creativi italiani si spremono per cercare un titolo che c’entri il meno possibile con il film in questione ed è quindi necessario chiarire che quel Se ti investo mi sposi?, che potrebbe sembrare una normalissima “love story on the road”, è in realtà Elvis Has Left the Building, commedia grottesca dove una rappresentante di cosmetici si trasforma in un serial killer di imitatori di Elvis Presley. Kim Basinger è Harmony Jones, commerciante in giro per l’America su una Pink Cadillac piena di rossetti e mascara. La sua vita è indissolubilmente legata alla storia di Presley essendo lei nata durante un suo concerto e cresciuta nel suo stesso quartiere, ma non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventata un angelo della morte per tutti i suoi cloni. All’inizio del film si parla dell’imitazione di Elvis come di un morbo che se non fermato tra qualche anno porterebbe alla presenza di un imitatore ogni cinque americani. Una visione apocalittica. Lo scopo di Harmony è dunque quello di riportare “armonia” in quel caos di storpiamenti e dissacranti karaoke sulle note di capolavori del rock and roll.
Frequenti flashback ci raccontano la storia di questa maldestra Barbie cresciuta sulle note di Always on my Mind mentre sfortunati avventori continuano a cadere durante il suo viaggio dal Texas al Nevada: tra le vittime illustri troviamo il regista Joel Zwick e Tom Hanks. In mezzo a questa girandola di assurdità la bella Harmony ha anche modo di incontrare l’affascinante Miles Taylor (John Corbett) che considera l’uomo dei suoi sogni, almeno finché non lo vedrà scaricare dalla macchina il suo costume da Elvis. Troviamo banali tentativi di humour nelle scene in cui gli agenti FBI interpretati da Mike Starr e Phil Lewis sono costretti ad esibirsi vestiti da Elvis sulle note di Looking for a Little More Action e durante una convention ad Albuquerque dove si sparge la voce che il vero Elvis è ancora vivo ed è al piano di sopra. Gli autori Mitchell Ganem e Adam Michael Garber avranno scritto questa oscenità sotto effetto di qualche allucinogeno e ricattato il cast tecnico per realizzarla. Non c’è altra spiegazione plausibile per quello che siamo stati costretti a vedere.
di Alessio Sperati