“Dai parenti mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io” diceva nel 1992 Paolo Panelli in Parenti Serpenti di Monicelli, parafrasando un vecchio detto sull’amicizia. Si sa, i rapporti familiari non sono sempre tutto affetto e bontà. Le vacanze poi rappresentano il momento in cui vengono fuori rivalità, invidie, gelosie, voglia di tradimenti. Ce lo aveva raccontato anche Paolo Virzì nel ’96 nel suo Ferie d’agosto. Ce lo ricorda ora l’argentino Pablo Trapero in Familia Rodante, una delle poche commedie che si sono viste quest’anno a Venezia (sezione “Orizzonti”). La differenza rispetto ai film nostrani citati è che qui le dinamiche familiari si snodano on the road, sullo sgangherato camper con cui un’intera famiglia di Buenos Aires – figlie, generi, nipoti, pronipoti, amici e cane al seguito – accompagna l’84enne nonna Emilia a far da testimone al matrimonio di una lontana parente. Il regista si basa sui ricordi dei viaggi che da bambino ha fatto con i suoi genitori a bordo di un vecchio furgone Viking del ’56, trasformato dal padre meccanico in una casa ambulante. Familia Rodante è appunto la storia di un lungo viaggio (dalla Capitale ad una zona rurale al confine col Brasile) durante il quale ne succedono di tutti i colori ma forse, proprio perché il pubblico italiano questa storia l’ha già vista e rivista, in realtà ai nostri occhi non succede nulla di nuovo e, pur avendo sorriso e, a volte, riso in sala, già quando le luci si riaccendono questa pellicola è nel dimenticatoio. Ciò nulla toglie alla capacità del giovane Trapero di ben dirigere un film corale che si avvale anche della bella fotografía di Guillermo Nieto, con immagini e colori che cambiano man mano che cambiano geografia e paesaggi (e nello stesso tempo i rapporti umani). Familia Rodante è prodotto dalla Mattanza Cine, una nuova casa di produzione, fondata dallo stesso Trapero nel 2002 e che finanzia film indipendenti in Argentina e coproduzioni e documentari in tutta l’America Latina.
di Patrizia Notarnicola