Il 19 luglio 1992 rappresenta per l’Italia uno dei momenti più drammatici della storia repubblicana: il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta vengono barbaramente uccisi in un agguato mafioso. Cronaca di una morte annunciata? Si potrebbe affermare di si, in quanto circa un mese prima veniva assassinato Giovanni Falcone magistrato impegnato nella lotta contro “cosa nostra” insieme a Borsellino. Questa tragedia servì a svegliare le coscienze assopite degli italiani e delle istituzioni politiche che attuarono dei piani operativi di intervento militare per smantellare la “cupola” mafiosa. A quei giorni nonché alla vittime di mafia è dedicato Gli angeli di Borsellino che come afferma il regista Rocco Cesareo “nasce dalla necessità di non dimenticare il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta nell’eroica lotta contro la mafia”. Il film, dunque, nasce da una chiara esigenza di testimoniare l’accaduto attraverso la ricostruzione dei cinquantasette giorni che intercorrono dalla strage di Capaci a quella di via D’Amelio attraverso le ansie, le angosce e le paure di un gruppo di giovani consapevoli di essere sei bersagli mobili nel mirino della strategia mafiosa. Il regista e gli sceneggiatori Ugo Barbara, Mirco Da Lio, Massimo Di Martino e Paolo Zucca sono partiti dall’istant-book La ragazza poliziotto scritto dal giornalista palermitano Francesco Massaro pochi mesi dopo la strage di Via D’Amelio, in cui veniva delineato il personaggio di Emanuela Loi, giovane poliziotta entrata a far parte della scorta di Borsellino solo trentasei ore prima dell’eccidio, e da lì hanno ricostruito gli avvenimenti innestando elementi di fiction necessari al plot del film. In questo modo sono riusciti a restituire allo spettatore l’atmosfera di sospetto della Procura di Palermo di quei giorni e il rapporto umano instauratosi tra i poliziotti della scorta e il magistrato palermitano senza mai scadere nel pathos, facile rischio nel raccontare una storia così drammatica e vicina ai nostri giorni. Degno di nota il bellissimo cammeo di Ernesto Mahieux che crea il personaggio di un mafioso affascinante nella sua terrificante logica di sopravvivenza nella lotta tra il bene e il male.
di Natalia Sangiorgi