Mettetevi comodi, sta arrivando il film più assurdo e divertente di questa estate. La Guida galattica per autostoppisti è un libro elettronico, una sorta di “Guida Michelin” per l’universo. Ma il film di Garth Jennings non è un semplice film di fantascienza, né una semplice parodia del genere, tipo Balle spaziali. Lasciate ogni logica a casa e preparatevi a partire. Pensavate che per navigare nello spazio servisse una tuta speciale? Sbagliato. Vi basta un asciugamano. Pensavate che l’uomo fosse l’essere vivente più intelligente sulla Terra? Sbagliato. I topi ci osservano, studiano e classificano da milioni di anni. Che l’arma di distruzione di massa più potente fosse il cannone a impulsi della “Death Star”? Sbagliato. Da qualche parte nell’universo esiste un fucile talmente speciale e potente da rendere possibile a un uomo di capire una donna! Se non è fantascienza questa… Tutto ha inizio in Inghilterra, davanti alla casa di Arthur Dent (Martin Freeman, star della serie TV britannica The Office) che sta per venire rasa al suolo per fare spazio a una nuova tangenziale. Mentre Arthur cerca di prendere tempo, il suo migliore amico Ford Prefect (Mos Dent) gli si avvicina: «E se io ti dicessi che non vengo da Guilford ma da un pianeta nei dintorni della Galassia di Betalgeuse, e che la Terra sta per essere polverizzata?». L’espressione sbalordita è il minimo che si possa leggere sul volto di Arthur, costretto a salire sulla prima nave spaziale di passaggio, ancora vestito di accappatoio e pantofole.
L’idea della “Guida Galattica” non ha milioni di anni, ma solo qualche decennio. Tutto nacque dal genio di Douglas Adams, scrittore prematuramente scomparso nel 2001 e autore di una trilogia di romanzi pubblicata alla fine degli anni ’70, di uno spettacolo radiofonico e di una serie televisiva datata 1981, tutti reduci da uno straordinario successo. Il regista Garth Jennings fa invece il suo debutto sul grande schermo dopo aver lasciato il segno come fondatore di una delle più innovative società di produzione britanniche, la “Hammer & Tongs”. Nel suo film ci sono evidenti tributi a Douglas, ad iniziare da alcuni membri della sua famiglia presenti nel cast, fino all’attore Simon Jones, l’originale Arthur Dent della serie TV. Tra i personaggi più originali creati da Douglas c’è senz’altro il robottino Marv, progettato con il rivoluzionario sistema VPP (Vera Personalità di Persona), un depresso cronico, divenuto un tale fenomeno che i Radiohead gli hanno dedicato la canzone Paranoid Android. A dargli vita è l’attore Warwick Davis di Willow e Il ritorno dello Jedi. La storia unisce satira, ecologismo, e fantascienza con una vena comica a metà tra Mel Brooks e i Monty Python. Veri tocchi di genio le spade laser usate per tagliare e tostare il pane (realizzate dalla stessa ILM) e il supercomputer “Pensiero Profondo” (citazione colta dall’opera scultorea Il pensatore di Auguste Rodin) che dopo sette milioni e mezzo di anni di riflessione sul senso della vita e sull’origine dell’universo se ne esce con la risposta “Quarantadue”. OK. Occorrono però altri dieci milioni di anni per formulare la domanda giusta…
Tutta la brillante e spassosa filosofia del film è condensata in un’unica e impegnativa scena in cui il motore della navetta spaziale a “probabilità infinita”, trasforma una testata nucleare in una balena che cade a piombo sulla terra: la balena precipitando si interroga sullo scopo della sua vita, di quella nuova vita che l’attende sulla Terra, di come sarà questa nuova Terra, dei fiumi, dei mari, dei fiori…finché…Pow!! Il viaggio della filosofica balena termina in una nuvoletta di polvere alzata dall’impatto. Davvero notevole, come anche il cast riunito dai produttori: Martin Freeman, Mos Def e Sam Rockwell compongono un trio scatenato e perfettamente incastonato nella trama, i personaggi di supporto sono affidati a volti noti come John Malkovich e Bill Nighy. Guida galattica per austoppisti è il film ideale per una calda giornata d’agosto ma attenzione a definirlo una semplice commedia…
di Alessio Sperati