A 25 anni di distanza dall’ultimo Herbie sbarca in Messico la Disney sdogana il “maggiolino tutto matto” per le nuove generazioni di pubblico, cercando di conservare il connubio azione e buoni sentimenti dei film di Robert Stevenson, regista disneiano per eccellenza, autore nel 1968 del primo lungometraggio sul famoso maggiolino e di altri film di una semplicità appassionante come l’avventuroso L’isola sul tetto del mondo. La favola del simpatico “Love Bug” dal carattere vivace e assetato di velocità, vissuta sullo sfondo della meravigliosa San Francisco degli anni ’60, riscosse un successo immediato dando vita a tre sequel e diversi telefilm. L’idea per il nuovo sequel era quella di conservare l’aspetto datato e impertinente di Herbie facendolo ruggire nel ventunesimo secolo, su una pista da campionato Nascar (National Association for Stock Car Auto Racing). La produzione era tuttavia ben conscia che al volante del mitico numero 53 non sarebbero stati più sufficienti due attori simpatici e con la faccia un po’ puberale come Dean Jones e Buddy Hackett. Ci voleva un bell’attore, un modello, al fianco di una pop-star…prendiamo tutti e due: Lindsay Lohan, donna di punta dei film Disney dopo Genitori in trappola, Quel pazzo venerdì e Come è difficile essere teenager! Che importa se oggi la Lohan non è più la bambina di tredici anni che andava al campeggio estivo ma la perfetta compagna di bisbocce dell’irrequieta Paris Hilton e che la produzione ha dovuto scomodare la ILM per trasformare la sua “quarta” di seno in una “seconda”?
Che importa poi se per avere a disposizione le piste Nascar, gli autori hanno dovuto sottostare a pesanti forzature in fase di scrittura? Preparare un film attenendosi alle direttive degli sponsor non è sempre facile come ha ammesso Thomas Lennon che ha dovuto inserire un dialogo dove la protagonista doveva inquietarsi per un bicchiere di succo d’arancia “Tropicana”, bevanda ufficiale del team Nascar di Jeff Gordon e prodotta dalla PepsiCo. Il cappellino Good Year può anche starci ma quando veniamo bombardati da pneumatici della stessa marca per tutto il film e poi vediamo scomparire la scritta quando il pneumatico si fora non ci stiamo proprio. Ne volete altre? La General Motors ha accettato il fatto di vedere battuta una Pontiac GTO da un modello Volkswagen del ’63 ma ha preteso che la stessa venisse battuta da una Chevrolet Corvette, come in effetti accade nel film quando il pilota Matt Dillon riesce ad umiliare Herbie, per non parlare del modello “New Beetle” di cui Herbie si innamora perdutamente. E ancora, la protagonista Maggie, ostacolata dal padre nel suo sogno di correre in pista, si limita a fare domanda come speaker per il canale sportivo Espn della Walt Disney Company. Strategie di marketing a parte, il film riesce a ricalcare la freschezza dei lontani anni ’60 e gli interventi digitali non stonano con il realismo di alcune scene. Rimane comunque un film buonista da condividere con tutta famiglia.
di Alessio Sperati