Si dichiara contro l’uso e il possesso delle armi ma nel film Il buio nell’anima, in questi giorni nelle sale, la protagonista Jodie Fosterinterpreta una donna sopravvissuta a un’aggressione che si fa giustizia da sé. L’attrice quarantaquattrenne (oltre quaranta passati sui set e due Oscar al suo attivo) è approdata a Roma con il regista Neil Jordan e il co-protagonista Terrence Howard per presentare Il buio nell’anima: un intenso thriller drammatico che fa riflettere su quanto tutti ormai sentiamo il peso della violenza nelle città in cui viviamo. Lei è Erica Bain, una conduttrice radiofonica che una sera, durante una passeggiata con fidanzato e cane in un parco di New York, viene aggredita da un gruppo di teppisti: lui muore, lei sopravvissuta per miracolo si procura una pistola e di notte va a caccia di delinquenti diventando una killer fredda e spietata. Per gli americani il film è un invito alla violenza, un’ istigazione all’uso delle armi, al giustizialismo fai-da-te, ma i produttori spiegano che era loro intenzione fare un buon thriller e uno studio sulle trasformazioni che attraversano i personaggi, insomma su cosa accade a una persona perbene colpita da un atto violento. “Siamo dalla parte della legge – tengono a sottolineare Susan Downey e Joel Silver -, volevamo che il pubblico si sentisse a disagio uscendo dalla sala, si ponesse delle domande”. “E’ una storia di vendetta, di violenza – conferma Jordan -, ho scrutato il fascino che l’America prova nel vendicarsi, una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso. Non ho voluto tracciare alcun parallelo politico ma far vedere come questo desiderio di vendetta possa impossessarsi di una persona normale. Volevo sollevare una serie di questioni, sottolineare come la vendetta sia ormai comune a molti che la fanno franca, come Tony Blair, uscito tranquillamente dal parlamento”.
Ma cosa ne pensa l’eterea, simpatica, aspetto da eterna adolescente Jodieche afferma di sentirsi strasicura a Los Angeles dove vive coi figlioletti di 6 e 10 anni, anche se non nega di percepire una corrente sotterranea di paura? “Tutti pensiamo che ci sono dei limiti che non oltrepasseremmo mai e persone che non potremo mai essere – spiega l’attrice -, eppure non puoi sapere come potresti agire in certe circostanze. Puoi definire a livello intellettuale la tua etica ma fino a che non ti confronti con una situazione estrema, che ti cambia, non puoi sapere chi potresti diventare. Prima per me era tutto bianco o nero, oggi mi pongo domande più complesse e cerco le risposte anche nei film che faccio. Qui volevo capire cosa diventa la paura quando si trasforma in rabbia. Erica compra l’arma per sentirsi più sicura, e si vede, cammina persino più dritta. Poi diventa un’affermazione di vita, la trasforma da fantasma in un essere concreto, materiale. E’ stato importante esplorare la sua angoscia, la sua confusione interiore”. Giustificata dunque? “Il pubblico fa il suo percorso che sembra accettabile, poi però ti poni domande, è questo che mi è piaciuto, il dialogo, l’idea, le parole mi hanno sempre attirato, devono farti interrogare sui lati più oscuri dell’essere umano”. Dice di non aver preso spunto dai film-giustizieri alla Charles Bronson: “E’ un film sofisticato che affronta temi sociali profondi. Spero faccia continuare a discutere, un po’ come fu con Taxi Driver, con Il cane di Paglia, con Un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Mi ha affascinato la trasformazione della protagonista che la rende più umana, più bella, più mostruosa. Dopo l’11 settembre la paura è aumentata, alimentata dai media ma non giustificata dalla realtà. New York come Los Angeles è la città più sicura del mondo, lo è tutta l’America”. Lei intanto però, forse anche per riprendere fiato, ha preso il volo per l’Australia dove girerà Nimh’s Island, un film d’avventure per bambini!
di Betty Giuliani