Chi Ching (Angelica Lee), damigella d’onore in una cerimonia nuziale, assiste al resoconto di un omicida: in una delle camere dell’albergo in cui si sta svolgendo la festa di matrimonio viene trovata una ragazza a cui è stato asportato un rene. Chi Ching prima identifica come massimo colpevole del delitto Suen Ling (Karena Lam), ragazza economicamente meno abbiente, poi scopre che questa porta avanti, segretamente, una relazione con il suo fidanzato. Ciò la porta ad un crollo psicofisico, accentuato anche dall’anoressia, di cui soffre da tempo, ma l’unica persona intenzionata a starle accanto in questo momento difficile della sua vita è proprio Suen, con la quale instaura un rapporto di amicizia; senza dimenticare, comunque, che in agguato c’è sempre un assassino che sta dando la caccia ad entrambe. Niente più The Ringo The Grudge, l’estate cinematografica italiana, tra un Infection ed un Premonition, sembra privilegiare ben altro tipo di horror orientale, privo di astratti fantasmi o bambine dai lunghi capelli neri lisci; qui abbiamo assassini che estraggono gli organi a belle ragazze. Non se ne poteva più di questa inondazione di film sugli spettri del Sol Levante, remake a stelle e strisce compresi, finalmente cominciamo a venire a conoscenza degli psicho-thriller di matrice asiatica.
Koma è un lungometraggio coreano che prende ispirazione dalla leggenda urbana della ragazza che si risveglia nella vasca da bagno senza un rene, già portata sullo schermo, tra l’altro, nello slasher americano Urban Legend-Final Cut di John Ottman. Si trasforma poi in un film drammatico incentrato sul drastico rapporto-tradimento tra i tre protagonisti, in cui non vi sono accenni all’horror, il quale torna nell’epilogo, non privo di strizzatine d’occhio ad opere come Shining e Scream. Apprezzabili le prove delle due attrici protagoniste: Angelica Lee, già vista, tra l’altro, in The Eye, in cui vestiva i panni di una ragazza che aveva non pochi elementi in comune con la sua Ching, a partire dal fatto che i due personaggi sono caratterizzati da un’handicap (qui l’anoressia, nel film dei fratelli Pang la cecità), e Karena Lam, la quale, attraverso l’interpretazione dell’ adultera Ling, si concede anche momenti di malinconia dovuti alla natura (economicamente) povera del suo personaggio. Ciò, però, non basta per salvare un prodotto che dovrebbe generare tensione, ma a cui manca proprio quest’ultima, penalizzato soprattutto da quella inutile parte centrale che non fa altro che spezzare il ritmo, rendendolo noioso e soporifero. Speriamo almeno che i distributori italiani prestino maggiore attenzione nei confronti di prodotti horror decisamente superiori ad opere come Koma, ma ancora inediti in Italia. Basta citare titoli come Bubba ho-tep, Sleepway Camp e i tre Basket Case.
di Mirko Lomuscio