Ma quanto è scaduta la televisione! E pure i rapporti familiari non scherzano. Pupi Avati da attento osservatore li mette al centro del suo nuovo film La cena per farli conoscere, che Medusa distribuirà dal 2 febbraio in 250 sale. Una commedia sentimentale (come recita il sottotitolo) più agra che dolce, carica di sarcasmo e poesia, senza l’ombra di volgarità, dove si ride amaro, ma si ride, in cui si calano a pennello Diego Abatantuono, Francesca Neri,Vanessa Incontrada, Ines Sastre, Violante Placido, Fabio Ferrari, Blas Roca Rey. Diego è Sandro Lanza, un attore di soap in declino con tre figlie avute da tre diverse donne che vivono tra Roma, Parigi e Madrid, con relazioni sentimentali disastrose e rapporti pressoché inesistenti col padre. Lui, rovinato da un intervento di chirurgia estetica e cacciato dal set, incapace di accettare come ultima chance un reality intitolato “Fogne” in cui dovrebbe calarsi con altri vip sfigati tra i liquami del sottosuolo milanese, con un tentato suicidio riunisce le figlie al suo capezzale. Loro, pur di toglierselo di torno, cercano disperatamente una donna che se lo prenda in carico, ma la prescelta è stata appena mollata dal marito ed è più disperata di lui (un’ottima Francesca Neri). Alla fine questa sgangherata famiglia si ricompatterà. “Questo film mi ha dato tanta gioia – racconta Avati – e lavorare con queste quattro ‘ragazzette’ mi ha molto divertito. Finalmente ho avuto modo di utilizzare il cinema per parlare delle tv, vista da uno come Lanza che gli ha dedicato la vita in un lungo seriale senza poter mai accedere al cinema di serie A. Ricordo bene l’atteggiamento snob che avevo nel ‘68 verso una certa filmografia. E proprio la schizzinosità di chi faceva un certo cinema d’autore ha creato la diffidenza del pubblico italiano verso un genere. Ho voluto rendere omaggio a Corbucciche sentivo fortemente rappresentativo di quel cinema contro cui mi sono tanto scagliato, e provo una sorta di nostalgia verso quei 365 film che si facevano all’anno, non tutti validi, ma che davano al settore molta vivacità”. Avati si è pure divertito a scrivere della tv di oggi “per la quale – dice – ho un apprezzamento relativo. Sono stato preveggente scrivendo di un reality ambientato nelle fogne, mi risulta che in tv ce n’è già uno che sbatte la gente nelle discariche!”.
Ma sarebbe un errore pensare al film come a una satira sulla tv. Avati infatti compie un viaggio attraverso i sentimenti: è caustico ma anche struggente nel disegnare la figura paterna: “Nostro padre è morto quando Antonio e io eravamo piccolissimi – ricorda -, fin’ora non ne ho sentito la mancanza, ma da adulto vorrei potermi confrontare, avere con lui un rapporto pulito, tra maschi”. Ha dunque cucito la parte su Abatantuono: “Solo Ugo Tognazzi e lui avrebbero potuto interpretarlo così – spiega -. Diego è molto cresciuto, sapevo che se ne sarebbe appropriato subito dando una prova strepitosa, che percorre tutto l’arco emozionale. Ridiamo soffrendo, viviamo il rammarico di chi vive il presente senza reagire al disagio. A 68 anni forse ho imparato a conoscere meglio l’essere umano e via via che gli anni passano dò continuità nei film a questa riflessione”. “Questo personaggio non mi somiglia per le scelte che fa – mette le mani avanti Abatantuono -, io non amo apparire, soprattutto in tv, ho tre figli e li frequento molto. E non farei mai un reality, al massimo, nel bisogno, potrei condurne uno”. Da Regalo di Natale in poi, dice, il suo rapporto con Avati è diventato sempre più forte: “Con lui recupero il dialogo che non posso più avere con mio padre, che anche a me è mancato presto. E’ una terapia, ci guadagni umanamente. E’ faticoso, ma talmente coinvolgente. Non fai mai brutta figura, il suo senso dell’umorismo è una garanzia”. Francesca Neri in passato rifiutò un film di Avati e lui se l’era legata al dito: “Con questo ruolo mi sono vendicato – ridacchia sornione -, ma sapevo che era giusta per la parte, le ho allargato gli orizzonti”. E Francesca se ne è convinta: “L’incontro con Pupi è stata una rivelazione – gli fa eco l’attrice trentina – ti fa tornare la voglia di recitare, di rimetterti in discussione, ha un’intelligenza così sensibile che ti fa scoprire di te qualcosa che non conoscevi. Mi sono fidata e sono felice”.
di Betty Giuliani