Cuori femminili infranti di tutto il mondo prestate attenzione. Che siate alte e terribilmente glamour come Cameron Diaz ( Amanda) o fragili e teneramente goffe come Kate Winslet (Iris) la soluzione dei vostri affanni sentimentali potrebbe essere a portata di mano: basta un viaggio con avventuroso scambio di case. Se in sorte vi è toccato un delizioso cottage nella fredda e desolata campagna inglese in pieno inverno, come premio per tanta solitudine il destino potrebbe mettere di fronte alla vostra porta niente meno che un affascinante Jude Law (Graham). Se dall’altra ad aspettarvi è una super accessoriata villa hollywoodiana inondata dal sole californiano, al vostro moderno e sofisticato citofono suonerà Ack Black (Miles), che non è certo il massimo dell’avvenenza ma è sicuramente il prototipo di maschio auto ironico e sensibile. A questo punto, mischiate le carte, inizia il gioco delle coppie attraverso gli schemi ed il ritmo sincopato di una delle commedie brillanti più efficaci di questi ultimi anni. Scritto e diretto da Nancy Meyers ( Tutto può succedere, 2003), L’amore non va in vacanzaporta nuovamente in auge le atmosfere e le suggestioni leggere della migliore sophisticated comedy americana adattata ad un ritmo ed un linguaggio moderno. Dall’incontro perfetto e casuale, alla guerra dei sessi ci vuole poco per essere trasportati verso un passato di tutto rispetto. Se a questo si aggiunge il ruolo secondario di Arthur (Edi Wallach), un saggio ed amabile sceneggiatore dei tempi d’oro di Hollywood, amico e confidente di Cary Grant e vincitore di un Oscar che conserva distrattamente su di una scrivania disordinata, il parallelo è inevitabile. Attraverso di lui la Meyers coglie l’occasione di citare film come Lady Eva (1941) e La signora del venerdi (1940), mentre i dialoghi ripercorrono ritmi ed atmosfere della coppia Spencer Tracy e Catherine Hepburn. Il successo di questa commedia, uscita fuori dal cilindro di una delle migliori conoscitrici del genere ( la Meyers ha esordito come co-sceneggiatrice nel film Soldato Giulia agli ordini ), è da rintracciare nelle situazioni portate leggermente sopra le righe, ma che non perdono mai di vista lo scopo di rappresentare realmente la vita. Non è detto che il cinema debba essere sempre ed esclusivamente di spessore. Altrettanto limitativo è legare il successo solo alla complessità espressiva. Può accadere che un prodotto come questo, deliziosamente leggero, strappi la Winslet ai corsetti d’epoca per scoprire una sua innata ironia e regali a Law il gusto di rivelare un cuore tenero grazie ad un ruolo meno “bastardo”. Per quanto riguarda gli spettatori, invece, viene offerta loro la possibilità di sognare, di estraniarsi senza perdere di vista una realtà che osservata attraverso la lente deformante del cinema è sicuramente migliore. L’amore non va in vacanza non scatena meditazioni su significati controversi, o dibattiti su scelte stilistiche in questo caso assolutamente semplici e facilmente decodificabili. In compenso ha il grande vantaggio di essere un veicolo di buon umore ed ottimismo. Perché, siamo onesti, uscire dal cinema e sperare nella pur remota possibilità di incrociare lo sguardo sfrontato di Jude Law od il fascino biondo di Cameron Diaz mette indubbiamente allegria. E se poi il sogno è breve e fugace, cosa importa. E’ pur valso il costo di un biglietto del cinema.
di Tiziana Morganti