Libera trasposizione cinematografica della Medea e primo capitolo di una futura trilogia, Les Liens è l’opera prima di Aymeric Mesa-Juan, attore e clown, che nel film ricopre anche il ruolo di Julien, protagonista maschile. L’aderenza alla tragedia greca è verificabile sul piano stilistico prima ancora che tematico: nel raccontare una crisi di coppia, aggravata dalla presenza di un figlio disabile, il regista si affida prevalentemente all’immagine, compiendo un mirabile lavoro visivo che trae forza da una fotografia curata ed eloquente. Ad una sceneggiatura essenziale ma non scarna, che parla attraverso pause e silenzi, supplisce una macchina da presa attenta ai particolari soprattutto espressivi: l’intensità dei volti viene immortalata in primi piani suggestivi e sottolineata da cromatismi caldi ed avvolgenti attraverso un luminismo dal gusto quasi decadente. Grande importanza viene rivolta a gesti quotidiani, apparentemente insignificanti, a cui la cinepresa conferisce un importante valore semantico: suggestiva è ad esempio la scena finale che riprende per intero la donna, madre e moglie, in cui indossa un paio di calze nere che preannunciano il lutto. In questo gioco con la telecamera, gli interpreti danno prova di talento e padronanza scenica, lavorando sulla propria espressività del volto, conferendo la parola allo sguardo. Nei panni di moderna Medea, la protagonista principale concede al pubblico momenti di alto pathos e godibilità estetica, mentre il regista si dimostra sul set artista completo, coniugando forza attoriale e formazione mimica. Il procedimento a ritroso della struttura narrativa consente di risalire ai precedenti emotivi di un momento introduttivo altamente drammatico, e di spiegare il significato vero del titolo Les Liens – Legami, intesi nella loro accezione negativa di vincoli a situazioni estreme, mascherati dietro relazioni in cui ci si sente soffocare.
di Anna Rita Simeone