Tratto dal romanzo aubiografico di Jean-Luc Nancy, il film di Claire Denis è da annoverare tra quelli più brutti in concorso a Venezia 61. Pretenzioso, inutile, oscenamente piatto e orribilmente noioso. Non bastano due o tre sequenze suggestive a salvare due ore e passa di una trama arzigogolata, che in ogni caso si avvita sulla storia di un uomo cui hanno trapiantato il cuore e che sembra dover pagare un grosso scotto nei confronti della società (che è, poi, la storia reale delle vicissitudini ospedaliere del filosofo francese Nancy). Passi i primi quindici minuti di lentezza svizzera gratuita e di cani abbaianti, guidati da una sempre più “sciroccata” Béatrice Dalle (tenuta sullo schermo due minuti, seno al vento nonostante il freddo, imbarazzante più che nel cammeo de Il tempo dei lupi di Haneke), ma anche il cattivo umore perenne dell’attore Michel Subor scatena reazioni assai irritanti. In questo lungometraggio della Denis, ci sono tutto i difetti della cinematografia europea di autore: l’autoreferenzialità sprezzante, la mancanza di ritmo e per dirla tutta, la spocchia. Peccato per le immagini di Agnès Godard, che si presta ad un “tour de force” da giro del mondo: dopo la Francia, fotografa una Ginevra dove imperano le banche, una Seul abbrutita dai neon, poi le isole Tahiti molto ‘National Geographic’, all’inseguimento di questo poco simpatico volto di uomo ricco ed arrogonte che è un mix di Paul Gauguin, Robert Louis Stevenson e, perché no, Marlon Brando (dei tre solo i difetti, s’intende!). La verità che è manca una reale urgenza artistica e il compiacimnento stilistico della Denis prende automaticamente il sopravvento. Quindi il dolore di un anziano morente non passa, tutto è raggelato tra esercizi di stile e pillole di saggezza, talvolta involontariamente umoristiche. Dopo il bellissimo Vendredi soir, presentato sempre a Venezia due anni fa, la regista si fa spia e portavoce di una visione del mondo che non appartiene ai comuni normali. Uscendo della sala, ci è già sicuri che anche questo film non troverà distribuzione in Italia, In questo caso, meno male.
di Vincenzo Mazzaccaro