Interessantissimo progetto che ha impegnato il regista Giacomo Martelli (qui al suo esordio) per ben quattro anni. Nulla di improvvisato o di lasciato al caso. Anni di seria documentazione e ricostruzione. Curioso (e riuscito) tentativo di sottoporre al pubblico una sorta di ibrido tra cinema europeo (italiano in particolare) e cinema americano, sia nella composizione del cast che nelle location scelte (una, fra tutte la più suggestiva, il Monte Bianco). Fusione riuscita anche tra generi, dramma, thriller e azione si fondono dando origine ad una originale mistura di elementi. La storia, alquanto ingarbugliata soprattutto per la commistione di fiction e realtà (reali sono l’NSA e il programma ECHELON, e chissà quante cose che non sappiamo e non sapremo), è quella di una giovane donna italiana (la non troppo convincente Maya Sansa) che per un’ incredibile casualità viene rapita dall’azienda privata Wendell-Cranshaw Technologies perché ritenuta una spia terrorista, e poi liberata da un anziano ufficiale (un dimesso ma indistruttibile Michael Parks) dell’NSA (National Agency Security) pronto a tutto pur di ostacolare i folli progetti dei quali a sua volta è al tempo stesso vittima e regista. L’obiettivo di tutti è spiare, ascoltare, rintracciare chiunque ovunque. L’inquietudine prende piede, tutti siamo costantemente sotto osservazione, possono sapere ciò che diciamo e facciamo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo anche se abbiamo con noi un cellulare spento.
Il Grande Fratello in confronto a questi programmi di intercettazione pare una pallida imitazione che paradossalmente lascia intatta la privacy, in quanto perlomeno c’è la consapevolezza di essere spiati. Una vera e propria guerra combattuta senza regole (né legali né tantomeno morali) contro un cattivo in senso classico (avido e senza scrupoli, sguardo spento e vita consegnata al suo sporco lavoro). Scopriremo presto che, come in ogni storia che verosimile voglia definirsi, non c’è manicheismo, non esistono male e bene in senso assoluto. La verità non sta mai da una sola parte e il confine tra buoni e cattivi è pressoché inesistente. Tutti sono vittime di un sistema da loro creato, tutti ne gioveranno ma sconteranno pesantemente (anche con la vita) gli effimeri benefici da esso ricavati. Chi infatti trent’anni prima ha rinunciato alla donna che amava per il lavoro, chi ha tradito il suo migliore amico, chi è pronto a torturare e uccidere affinché la propria professione resti segreta. Sono tutti ostaggi, hanno creato qualcosa di troppo grande, che sfugge loro di mano. Non si parla mai di soldi, il “movente” di tutti è il potere. E quale potere migliore del controllo totale e impunito sull’esistenza altrui. Il gioco è Dio contro comuni mortali. Atmosfere soffocanti da cavie di laboratorio, siamo piccoli topi in trappola, lo spazio ristretto in cui ci muoviamo ci regala solo un’illusoria libertà. Siamo prigionieri di un sistema che volenti o nolenti abbiamo contribuito a far nascere, per poter credere di sentirci più sicuri abbiamo creato vere e proprie gabbie dorate. Ne paghiamo il prezzo.
di Claudia Lobina