C’erano una volta 229.370 sterline inglesi e due bambini impreparati all’impresa di possederli. Per il più americano dei suoi film il fantasioso regista-profeta di Manchester Danny Boyle, lascia a casa tossicodipendenti e zombi per offrire le sue millenaristiche visioni ad una famiglia riunita davanti al conflitto tra innocenza e corruzione. La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Frank Cottrell Boyce (già sceneggiatore per Michael Winterbottom), racconta di una rapina a un treno portavalori e di una borsa piena di sterline che cade letteralmente dal cielo finendo nelle mani del piccolo Damian. Con un pizzico di fanta-politica si immagina che l’Inghilterra abbia aderito alla Comunità Europea, con la conseguenza che Damian e suo fratello maggiore Anthony avranno a disposizione solo 12 giorni per trovare una collocazione al denaro, dopodiché quelle sterline non varranno più nulla. Ma come possono un bambino di 8 e uno di 10 anni spendere quasi 230.000 sterline in poco più di una settimana? Diventa qui interessante, tra i vari espedienti architettati dai due giovanissimi, notare il comportamento dello spirito puro Damian che di quel denaro vorrebbe fare un uso benefico: il piccolo, come il Frodo Baggins de Il Signore degli anelli, si fa “portatore sano” di un potere gravoso e fuorviante e, proprio come lo Hobbit, sente di dover consegnare al fuoco la fonte di tale discordia. Questo adorabile e particolare bambino ha inoltre un personalissimo rapporto con i “campioni” del Cattolicesimo, beati e santi che lui classifica come un suo coetaneo farebbe con i cannonieri del Manchester United, quegli stessi che sono divenuti i suoi migliori confidenti dopo la morte della madre.
È facile quindi intuire che la responsabilità recitativa di tutto il film poggia sulle minute spalle del protagonista Alex Etel, bambino scoperto da Danny Boyle e la sua squadra di casting in una scuola di Gatley, nella regione del Cheshire a Nord-Ovest dell’Inghilterra. Ma Millions è anche un concentrato di colore, di percezioni spettrografiche della realtà, di ritmica di montaggio e tratti ad alta tensione. Difficile dire a chi vada il merito di aver reso questa vicenda dalla dichiarata semplicità un film osannato dalla critica americana se alla versatilità del Charlie Kaufman britannico Cottrell-Boyce ispirato da una conversazione con Martin Scorsese sulle vite dei santi, o al visionario Danny Boyle, già direttore teatrale per la Royal Shakespeare Company e autore di opere interessanti come quel Piccoli omicidi tra amici (Shallow Grave) già vincitore di premi ai festival di San Sebastian e Dinard e del premio “Bafta Alexander Korda” come miglior film inglese nel 1995. Il suo grande cast sia artistico che tecnico fa di Millions un film interessante pur nella sua imbarazzante semplicità strutturale. Dal nostro canto non ci sentiamo di gridare al capolavoro come ha fatto la critica americana, anzi tra i film di Boyle questo ci sembra senz’altro il meno riuscito, tuttavia può servire da spunto per riflessioni e riunioni familiari davanti al grande schermo.
di Alessio Sperati