Visto il proliferare di enoteche e il recente successo registrato da Sideways sembra proprio che la cultura e l’amore per il vino sia tornata prepotentemente di moda. Considerato più di una bevanda destinata ad esaltare il gusto di piatti elaborati, questo moderno e pur antichissimo “nettare degli dei” cela una realtà che si allontana con una certa prepotenza dalla romantica ripetizione stagionale di un rito preparatorio volto a creare una unicità di aromi e bouquet, per avviarsi verso una non sempre positiva globalizzazione del gusto. Jonathan Nossiter registra attraverso immagini e dichiarazioni raccolte nel suo documentario Mondovinoquesto cambiamento di rotta che segna una prepotente volontà di conquista del vecchio continente da parte dei nuovi produttori americani. Una battaglia profonda quella tra alcune aziende del Sud della Francia intenzionate a non cedere terreni fertili ed una precisa caratterizzazione dei loro prodotti in nome di una stratificazione del gusto. Lo scontro si esplica nella contrapposizione non tanto di tecnica vinicola ma soprattutto nella costruzione e nel mantenimento della propria cultura.
Attraverso delle immagini realizzate in perfetto stile documentaristico volte esclusivamente a mostrare e non ad interpretare, Nossiter mette a confronto la tradizione europea della famiglia De Montille con la struttura industriale degli americani Mondivi capaci di aver fatto proliferare, con l’aiuto del consulente enologo Michel Rolland, i vini californiani. Due lingue diverse non solamente per etimologia ma per il senso stesso dato alla realizzazione e alla produzione. Da una parte la pazienza e la naturalezza che porta alla creazione di un vino arricchito naturalmente dagli aromi emessi dal legno delle botti, dall’altro la fretta e la volontà di portare sul mercato qualcosa che, pur se destinato ad apparire sulle migliori riviste di settore, tenderà ad ottenere una stratificazione del gusto e ad un appiattimento della personalità. Questo documentario è dunque un’avventura interessante per appassionati ma anche un percorso che ancora una volta mette in luce l’orgoglio di una Francia protesa nello sforzo di difendere la propria cultura vinicola contrapposta ad una eccessiva propensione degli italiani a svendere le proprie tradizioni al miglior offerente.
di Tiziana Morganti