In seguito all’editto di Isabella di Castiglia del 20 marzo 1492, tutti gli ebrei vengono espulsi dalla Spagna. Giosuè parte con la madre e sorella trovando rifugio presso alcuni parenti a Napoli, ma presto è costretto a lasciare anche questa città perché l’odio antigiudaico si sta diffondendo anche lì. Il ragazzo viene quindi accolto in Sicilia presso un villaggio di carbonai ebrei costretti a convertirsi al cattolicesimo. Durante una visita nella città di Hassin, vince una gara su temi religiosi e viene scelto per interpretare Gesù in una rappresentazione del Venerdì Santo. Preoccupati però dal carisma e dai proseliti del giovane attore, i vescovi locali decidono di trasformare la fiction in realtà. Il regista palermitano Pasquale Scimeca (Placido Rizzotto) dà corpo ad una coproduzione tutta europea con Italia, Spagna, Francia e Inghilterra coinvolte, grazie ad uno stanziamento di sei milioni di euro che tuttavia non ha impedito qualche grana in fase di realizzazione.
Il regista ha preso subito le distanze dal lavoro di Gibson definendolo «La rappresentazione di una simbologia senza parole» e affermando che «In quel film si dichiara semplicemente che Gesù ha sofferto per gli uomini, nel mio invece Giosuè parla, dice la verità e proprio per questo viene additato come un rivoluzionario». Ed è forse proprio la retorica uno dei punti deboli de La Passione di Giosuè l’ebreo. Sebbene Scimeca ci accompagni in un viaggio interessante alla ricerca non solo delle sue origini ma anche di quelle dell’antisemitismo europeo che tante tragiche conseguenze ha avuto fino ai giorni nostri, spesso ci si perde in una forzata erudizione della platea. Il regista ha dalla sua parte il merito di realizzare graficamente le parole di Giovanni Paolo II: «Gesù è stato crocefisso una seconda volta nella carne degli ebrei», ma d’altro canto crediamo non sia necessario (ci auguriamo) rivolgersi ad una platea per sottolineare il fatto che Gesù fosse un ebreo. Ottimo il cast composto dal sempre grande Toni Bertorelli, da Anna Bonaiuto e dal brasiliano Leonardo Cesare Abude.
di Alessio Sperati