Peccato per l’eccessiva prolissità da fiction televisiva di Rois et Reine di Arnaud Desplechin, in concorso a Venezia 61, che rende farraginoso tutti i centocinquanta minuti del lungometraggio, il quale in realtà consta di due pellicole distinte legate tra loro da una infinita sottotrama, non subito svelata. Nora (Emmanuelle Devos, mirabile, ma più brava in La femme de Gilles di Frédéric Fonteyne) ha una vita sentimentale piuttosto travagliata: rimasta vedova mentre era ancora incinta, ha visto fallire anche l’unione con il suo successivo compagno, Ismael, protagonista a specchio di questo film. Bella, dura, determinata, cattivissima, ma dietro maniere squisite e comportamenti ammantati di dignità, viene a sapere dell’improvvisa malattia del padre, ormai con pochi giorni di vita e si trova a dover affrontare questa drammatica situazione da sola. Se apparentemente il padre la adora, ne disprezza la corazza di donna incattivita dal suo stesso orgoglio, e la Devos gioca in una interpretazione che la vede sempre sul punto di calare la maschera, in un gioco di specchi condotto con la sorella, l’ex compagno, il prossimo marito, il padre, i conoscenti. Tutti. Un cuore arido, ispessito, ma anche attraversato da una strana allegria autodistruttiva che ce la rende simpatica. Di contro Ismael (Mathieu Amalric) lo conosciamo mentre combatte con un infermiere per non essere ricoverato in un ospedale psichiatrico, invischiato tra assegni a vuoto e problemi fiscali. Il tratto di unione dei due film paralleli lo conosciamo verso il settantesimo minuto: Ismael è l’unico uomo che, forse, Nora ha veramente amato. Dialoghi brillanti, fin troppo smaliziati, che sembrano rifare il verso al sopravvallutato Le invasioni barbariche di Arcand, una cadenza stilistica assolutamente francese, nel senso anche “deteriore” del termine, il film è bello, ma penalizzato, come si è detto, da una lunghezza eccessiva. Gli attori hanno dei momenti di assoluto splendore, ma forse è troppo la dichiaraziane del cineasta che vede in Nora/Emmanuelle Devos, un mix della Sharon Stone di Casinò e la Gena Rowlands di Un’altra donna di Woody Allen. Tante volte i cuginetti d’oltralpe volano troppo in alto…
di Vincenzo Mazzaccaro