Presentato nel 2002 a Venezia, nella sezione “Settimana della critica”, il film di Philippe Blasband è un esempio di cinema di parola e di poliziesco alla francese (precisamente, il genere “polar”). Per il neocineasta al suo primo lungometraggio, il polar, per sua ammissione, è un genere senza pretese, con un forma stilistica codificata e ludica, “un trancio di torta”, come diceva Alfred Hitchcock, ma allo stesso tempo è costruito su delle basi psicologiche, politiche, morali e metafisiche da cui non si può prescindere. Affermazione importante di un quarantenne belga che, prima di passare dietro la macchina da presa, ha scritto la sceneggiatura di Una relazione privata e di altri film di Frédéric Fonteyne (l’ultimo della serie è La donna di Gilles). Pedine di questo duello psicologico un commerciante di droga, Hubert e due commissari di polizia, intrappolati in una ragnatela di domande in cui l’indiziato da inquisito diviene inquisitore.
L’uomo sa di non aver commesso passi falsi, si dichiara “bianco” come la sostanza che lui stesso dovrebbe vendere, a chili e nell’immensa sala spoglia di un commissariato inizia un curioso e sottile gioco al massacro e di manipolazione. Tra una domanda rimasta per aria e una criptica risposta, si scopre che Hubert ha avuto un passato da “onesto” impiegato statale, ma in un’atmosfera cinica-salottiera dov’è il confine tra la realtà e la fantasia? Uno stile filmico che si dipana a colpi di campi e controcampi, primissimi piani, attori in stato di grazia, tra cui spicca un disilluso Philippe Noiret, il tutto non può che ricordare uno dei capolavori del genere polar francese firmato Claude Miller, ossia Guardato a vista, del 1981, con gli indimenticabili Romy Schneider e Lino Ventura (i più giovani forse ricorderanno il remake del film, Under Suspicion con Monica Bellucci e Gene Hackman, tutta un’altra cosa…). Ciò che stupisce è che una pellicola così particolare, bella, intrigante esca con più di due anni di ritardo in Italia, in un periodo in cui i blockbuster americani si affastellano trafelati, settimana dopo settimana.
di Vincenzo Mazzaccaro