Lui, lei, l’altra. Quanto vale rivedere il già visto? Abbastanza se a mostrarcelo c’è qualcuno che conosce il suo mestiere come il giovane regista Luca Lucini, massimo interprete italiano vivente della commedia su misura per la “Mtv Generation”, quella dei piercing e delle pance al vento, e che questa volta ci racconta una storia di incompiutezza amorosa tra due amici (amanti potenziali) dei tempi della scuola, Lucia (Inaudi) e Paolo (Morelli). Lui, bambino grassottello e impacciato, ha sempre avuto un debole per Lucia, ma lei lo ha sempre visto solo come un amico, o almeno gli ha sempre dato questa impressione. Oggi Paolo è un rampante avvocato di Milano, con un fisico slanciato e una bella fidanzata che è anche la migliore amica di Lucia, Maria (Pession). Il giorno in cui i due annunciano il loro prossimo matrimonio Lucia inizia così a scoprirsi incredibilmente gelosa: ma come è possibile? Paolo? Il suo Paolo si sposa? Decisa a fare di tutto per impedire l’unione, la ragazza ingaggia un attore squattrinato, Antonio (Scamarcio), perché faccia innamorare di sé la sua amica. Lo istruisce sui gusti musicali e letterari della “vittima”, su cosa mangia, su come dorme, su com’è il suo “ragazzo ideale”, insomma lo fa diventare un vero esperto nella materia “Maria”. Lucia ha ora via libera. Può andare da Paolo e confessarle tutto il suo amore, trovandolo ben disposto ad andare a letto con lei, ma non a mettere in piedi una storia, mostrando il suo vero carattere. La ragazza comprende di aver preso un abbaglio ma forse, ormai, è troppo tardi per tornare indietro.
L’uomo perfetto, che ripropone la stessa squadra del cult per giovanissimi Tre metri sopra il cielo, è il remake dello spagnolo Cha cha cha riscritto e personalizzato dai bravi Marco Ponti (Santa Maradona) e Luca Moisio. In effetti anche qui la sceneggiatura risulta molto curata e disseminata di enunciazioni tra la filosofia “streetlife” e la massima esistenziale, come è stato in “tre metri” e nel delizioso cortometraggio di esordio di Lucini, Il sorriso di Diana, vero paradigma fondamentale sul tema incomprensioni e dialettiche impossibili nelle relazioni amorose. Dopo un filone inquisitorio sui desideri inespressi del pianeta donna con i vari Hitch, Alfie, The Wedding Date, ne L’uomo perfetto si riflette sulla figura tipo di una giovane donna in carriera (Maria) in un preciso contesto sociale (la Milano da bere) sulla sua cultura fatta di letture e ascolti e sui suoi desideri incorporei e difficilmente identificabili con una precisa idea di uomo. La scelta del cast è quantomai azzeccata come anche la colonna sonora di David Rhodes (chitarrista di Peter Gabriel) e tutto il ritmo narrativo del film che permette ancora una volta a Lucini, regista cresciuto a pane, pubblicità e videoclip, di parlare un linguaggio “young” dinamico, moderato ed efficace. Il più americano dei film italiani al botteghino, L’uomo perfetto richiama alla commedia di Donald Petrie, Guy Ritchie e Garry Marshall offrendo un’ora e mezza di divertimento brioso ma non banale. Sarebbe un pronostico troppo scontato annoverare Lucini tra i cinque registi cui affidare il futuro del cinema italiano.
di Alessio Sperati