La forza di un film sta alle volte nella capacità di far riflettere il pubblico e di suscitare un dibattito intorno al tema trattato. Se a questo poi si aggiunge una regia elegante e calda, un’interpretazione emozionante dei protagonisti, una fotografia che con i suoi colori diventa lo specchio dello stato d’animo dei personaggi, diverso a seconda delle scene, allora può capitare di trovarsi di fronte ad un grande film. È il caso de Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh. La vicenda è ambientata nella Londra del 1950. Vera è una donna irreprensibile che si divide tra la famiglia, il lavoro di domestica, la madre malata, l’aiuto ai vicini di casa che vivono in condizioni di miseria e povertà. Nessuno però sospetta che la dolce signora abbia un’attività segreta, quella cioè di praticare aborti clandestini o, meglio, come preferisce dire lei, di aiutare povere ragazze in difficoltà. Lo dice sinceramente, perché Vera lo fa per bontà e non si fa mai pagare. Attraverso questo personaggio straordinario (lo è altrettanto l’attrice Imelda Staunton che lo fa vivere sullo schermo) il regista di Segreti e Bugie racconta le difficoltà che le donne incontravano per abortire ai tempi in cui in Inghilterra l’interruzione volontaria della gravidanza era proibita (la legge che la ammise fu promulgata nel 1967, undici anni prima di quella italiana). Vera è un personaggio di fantasia ma, all’epoca, di signore Drake che, anche mettendo a repentaglio la vittima delle “pazienti”, si improvvisano ostetriche a domicilio, ce ne erano tante. A lungo la società ha finto di non vedere il dramma creato dall’illegalità dell’aborto. Solo chi aveva i soldi trovava delle scappatoie rivolgendosi a qualche psichiatra compiacente ed ottenendo, in cambio di un centinaio di sterline, una dichiarazione di una qualche turba psichica che facesse apparire necessario l’intervento. Leigh si ferma ad analizzare i rapporti di classe della società britannica senza esprimere alcun giudizio morale. Allo stesso modo non prende alcuna posizione favorevole o contraria all’aborto ma lascia al pubblico la scelta, invitandolo a riflettere sul fatto che può essere immorale anche mettere al mondo bambini non desiderati e quindi poi non amati. Come in molte sue opere precedenti, Leigh non rinuncia poi a descrivere i legami familiari, in particolare tra genitori e figli, tra fratelli, tra coniugi. Accanto alla protagonista sono bravissimi tutti gli attori: Phil Davis (già visto in Belle speranze), Peter Wight, Heather Craney, Daniel Mays, Ruth Sheen. Un film da non perdere, soprattutto in questo momento storico in cui anche in Italia la legge sull’aborto rischia di essere messa in discussione.
di Patrizia Notarnicola