Per gli amanti dei film d’azione è in arrivo un regalo di Ferragosto, targato Metro-Goldwyn-Mayer. Esce infatti il 13 agosto Walking Tall (A Testa Alta), remake di Un duro per la legge, grande successo del 1973 in cui Joe Don Baker interpretava un personaggio realmente esistito, lo sceriffo del Tennesse Buford Pusser. A quel film seguirono poi Walking Tall II e Final Charter: Walking Tall, in cui il ruolo dello sceriffo era interpretato da Bo Svenson. Quei racconti divennero popolari perché rappresentavano l’epica lotta dell’uomo di legge contro il crimine. È ciò che accade anche nella nuova versione, ambientata nella costa nord-occidentale degli Stati Uniti e diretta da Kevin Bray. Stavolta ad interpretare il paladino del bene Chris Vaughn è The Rock , il bellissimo campione di lotta greco-romana di origine samoana, divenuto molto popolare al cinema dopo le interpretazioni de La mummia 2, Il Re scorpione e Il tesoro dell’Amazzonia. In questa nuova esperienza cinematografica The Rock è un ex-agente delle forze speciali degli Stati Uniti che ha lasciato il Corpo ed è tornato nella sua città natale per ritrovare i vecchi amici e costruirsi una nuova vita. Si rende presto conto che durante la sua lontananza la sua città è stata ridotta a pezzi dal crimine e dalla povertà. Decide di farsi eleggere sceriffo e di combattere contro la corruzione. Il suo nemico è il cattivo Jay Hamilton (Neal McDonough, poliziotto del futuro in Minority Report) che ha chiuso la segheria, un tempo la maggiore fonte di lavoro del posto, reinvestendo tutti i suoi capitali in un casinò che fa da copertura ad una vera e propria industria della droga. Naturalmente il bene alla fine trionferà. Sceneggiatura scontatissima e senza un briciolo di sorpresa, tutto il film è costruito per mettere in risalto le capacità di lottatore di The Rock che per quasi un’ora e mezza sembra non scendere mai dal ring, armato (come nelle pellicole originarie) solo di un grande bastone di legno trasformato in un potente manganello. Gli appassionati del genere apprezzeranno un ritorno alle scazzottate genuine: non ci sono effetti speciali realizzati al computer né cavi di supporto a rendere le risse quasi spaziali. Il regista e i coordinatori delle controfigure, Jeff Habberstad e Mike Crestjo, hanno voluto costruire delle scene (anche piuttosto brutali e violente) che fossero il più possibile viscerali e credibili. Naturalmente, nel pieno trionfo della banalità, non potevano mancare i migliori buoni sentimenti, come l’amicizia che lega il protagonista al vecchio amico Ray Templeton (Jhonny Knoxville), l’amore per la famiglia e per la ritrovata fidanzata Deni (Ashley Scott). Una curiosità: anche The Rock ha nel film la sua controfigura, suo cugino Tanoai Reed, praticamente un suo clone.
di Patrizia Notarnicola