Si smette troppo spesso di chiamarsi amore, bisognerebbe ricominciare a farlo. Lo sostiene Giacomo Bendotti autore di Chiamami ancora amore, un intenso crime familiare in tre puntate in onda dal 3 maggio su Rai1, diretto da Gianluca Maria Tavarelli con Greta Scarano, Simone Liberati e Claudia Pandolfi. Non una storia sulla separazione ma sulla complessità del vivere in coppia, sulle difficoltà della maternità. Un racconto dirompente sul femminile, innovativo per la tv, sui sentimenti che cambiano quando si diventa genitori, su un grande scontro in tribunale, il tutto ricostruito attraverso lo sguardo di un’assistente sociale.
Anna ed Enrico si sono molto amati. E poi si sono molto odiati. Dopo undici anni di matrimonio e un figlio, si separano. La loro separazione diventa ben presto una guerra distruttiva, col risultato che i servizi sociali sono costretti a intervenire per valutare la loro capacità genitoriale. Com’è possibile che una coppia che è stata così complice e affiatata non riesca a risparmiarsi umiliazioni e vendette? Come può un amore così grande sfociare in un odio tanto cieco?
“La storia nasce dal desiderio di raccontare quel passaggio delicato, che a volte dura settimane e a volte anni, ma che qualsiasi coppia con figli ha attraversato – spiega Bendotti -. È un momento di trasformazione e di conflitto. È il punto di convergenza di due storie famigliari, di due diverse educazioni, di due separati bisogni di affermazione e riparazione. È il momento in cui ci ritroviamo inaspettatamente a rimproverare all’altro di essere come suo padre o sua madre. È una prova che ci obbliga a rifondare il patto amoroso o a distruggerlo. Anna ed Enrico, i nostri protagonisti, hanno deciso di distruggerlo. Di più: hanno deciso di distruggersi”.
Un racconto moderno, emotivo, del quale Tavarelli ha voluto rispettare il carattere usando per le riprese la macchina a mano, senza troppi movimenti.
“Mi sono avvicinata a Anna in punta di piedi, non sono madre, dovevo renderla credibile – racconta Scarano, presentando la fiction online -. E’ una storia comune, piccola ma profonda, sulle coppie in crisi messe sotto la lente di ingrandimento. E’ molto distante da me, io ho messo al primo posto la carriera, un figlio non rientrava nei miei piani”. “Questo personaggio mi ha insegnato ad accettare gli errori che faccio nel mio cammino” le fa eco Liberati . Entrambi non credono nell’anima gemella. “Credo nelle affinità, nella sinergia che si crea tra le persone – confida Greta -. I contrasti ti fanno crescere, per me sarebbe un fardello troppo grosso accettare compromessi per non dover rinunciare ai miei sogni”.