Un romanzo di formazione, il tema universale della ricerca di sé in una quotidianità a chiare tinte LGBT+, in cui i personaggi si muovono con orgoglio e piena accettazione. E’ la scelta per il debutto dietro la macchina da presa dei due registi trentasettenni Matteo Pilati e Alessandro Guida con il film Maschile Singolare che hanno prodotto con Rufus Film, dal 4 giugno su Prime Video.
Protagonista il giovane Antonio (Giancarlo Commare) costretto a mettere in discussione tutte le sue certezze quando viene abbandonato dal marito Lorenzo (Carlo Calderone), dal quale dipende sia psicologicamente che economicamente. Con il supporto dell’amica di sempre Cristina (Michela Giraud), Antonio deve trovare una nuova casa, un lavoro e, soprattutto, un nuovo scopo. Va a vivere con Denis (Eduardo Valdarnini), un ragazzo che vive una vita molto libera fatta di piccoli espedienti, e inizia a lavorare nel forno di Luca (Gianmarco Saurino), un affascinante amico del nuovo padrone di casa. Da sempre appassionato di pasticceria, riacquista fiducia in se stesso frequentando un corso professionale; nel frattempo, con la collaborazione di Denis e Luca, scopre che essere single non è poi così male e si accorge di quanto, in passato, abbia sbagliato a sacrificare la propria indipendenza per il bene della sua relazione. Ma quando all’orizzonte si affaccia la possibilità di un nuovo amore, sembra pronto a tornare sui suoi passi.
“E’ un omaggio al cinema che racconta quel momento di turbamento, cambiamento e meraviglia nella vita di personaggi del tutto ordinari, in bilico tra il linguaggio della commedia e quello del dramma – spiega Pilati – . Girare un film da 100’ in sole tre settimane è stata una prova di grandi capacità e sangue freddo. Posso ritenermi orgoglioso, perché il risultato finale è impressionantemente fedele a ciò che avevo in mente”. “ E’stata una realizzare il film in modo indipendente, con le nostre forze – aggiunge Guida -. Avevamo poche risorse, solo tre settimane di riprese, ma abbiamo potuto contare su una troupe giovane, unita e motivata, che lavora con me da anni su corti e videoclip: avere la chance di girare un film ci ha dato tanto entusiasmo”.
Per dare alla storia un carattere più originale e soprattutto maggiormente aderente alla vita del protagonista, che nasconde o peggio non affronta i problemi e le criticità, hanno scelto una regia invisibile, di non far “sentire” mai la macchina da presa allo spettatore, niente che potesse distrarlo dalla narrazione della storia di Antonio. Non ci sono infatti dettagli, coperture o paesaggi, ma al centro dell’immagine sempre il protagonista. La macchina da presa si muove solo insieme alle azioni, emozioni o sguardi dei personaggi.