Quando il mondo intero era in lockdown e tutti i set erano chiusi, Daniele Vicari e un drappello di ottimi artisti hanno girato Il Giorno e la Notte, primo esempio di smart filming, dove il regista, da casa sua, ha coordinato il lavoro degli attori, chiusi a casa loro, a distanza, nel rispetto delle restrizioni. Insieme hanno deciso di usare la fantasia e la tecnologia per dare spazio alla creatività, per provare a fare il cinema nonostante tutto.
Il risultato è un bellissimo film, intenso, vero, intelligente, anche divertente, che vedremo dal 17 giugno su RaiPlay, distribuito da Fandango e che dimostra come essere artisti completi non vuol dire solo saper recitare. I protagonisti Dario Aita, Elena Gigliotti, Barbara Esposito, Francesco Acquaroli, Isabella Ragonese, Matteo Martari, Milena Mancini, Vinicio Marchioni, Giordano De Plano, infatti, guidati via Zoom dagli esperti, hanno condiviso ciò che serve a far funzionare un film. Hanno fatto le riprese grazie a un’ App in grado di trasformare i loro telefonini in macchine da presa, hanno costruito le scene nelle loro vere case, messo a punto le luci, scelto gli abiti giusti pescando nei loro armadi, usando i loro cosmetici per truccarsi.
Il fatto che Marchioni e Mancini, Aita e Gigliotti, Aquaroli e Esposito, siano coppie consolidate anche nella vita, li ha aiutati a condividere anche le emozioni di questa insolita esperienza professionale, maturata in assenza di un vero set. Ragonese e Martari invece, la strana neocoppia a distanza della storia, non si sono mai incontrati di persona, neppure alla presentazione del film a Roma, nella neonata Scena (modernissimo spazio multifunzionale, reinventato dalla Regione Lazio nello storico spazio del Filmstudio trasteverino) essendo Isabella impegnata su un altro set.
La storia è ambientata a Roma dove a causa di un attentato batteriologico alla popolazione viene imposto di non uscire di casa. Cosa accade alle coppie se costrette dentro le pareti domestiche, senza possibilità di fuga? È il momento del confronto e della verità, senza scampo.
“Il cinema deve sempre collegarsi con quello che accade intorno, ma non è un film sul Covid” ci tiene a precisare Vicari, che ha guidato a distanza le riprese, durate una settimana che ai protagonisti è sembrata un mese per intensità. Bravissimi tutti a creare un buon film, perfettamente scritto e recitato, girato e montato, che non ha nulla da invidiare a quelli “tradizionali”. La pandemia ha costretto anche loro a una sorta di corsa per la sopravvivenza che definiscono “Un atto di resistenza artistica” del quale si assumono tutta la responsabilità, per non passare un colpo di spugna su quanto è accaduto. E che sarà sicuramente premiato dagli spettatori di RaiPlay.