I rapporti familiari, la diversità, la disabilità, l’accettazione, l’attraversamento del dolore per giungere al perdono. Sono i temi affrontati con equilibrio e profondità da Roberto Capucci nel film Mio fratello, mia sorella, con Alessandro Preziosi, Claudia Pandolfi, Ludovica Martino, Francesco Cavallo, Stella Egitto, Caterina Murino, prodotto da Netflix con Mediaset e Lotus Production, disponibile su Netflix dall’8 ottobre.
Il quarantaseienne regista romano, che ha scritto la sceneggiatura con Paola Mammini, è perfettamente riuscito nell’ intento di coinvolgere lo spettatore, trascinarlo nella storia di una famiglia complessa, come tante, farlo sentire parte del racconto, emozionarlo. Il perdono è la cornice della storia e la famiglia la tela di questo quadro di rapporti arruffati tra fratelli, genitori e figli. Il racconto, molto ben sviluppato nella sceneggiatura per tematiche e accadimenti, offre allo spettatore dinamiche e sensazioni nelle quali riconoscersi.
Capucci affronta con molta delicatezza il tema della schizofrenia, la patologia psichiatrica che affligge il più giovane dei protagonisti, che fa da cerniera al conflitto tra gli adulti, alle relazioni tra i membri della famiglia.
Dal canto loro gli attori, noti e meno noti, hanno dimostrato grande professionalità, aiutati da esperti psichiatri, musicisti e sportivi professionisti, per rendere al meglio le caratteristiche dei propri personaggi.
La pellicola prende le mosse quando, alla morte del padre, Tesla (Pandolfi) e suo fratello Nik (Preziosi), allontanatisi da oltre vent’anni, si ritrovano a dover convivere per un anno sotto lo stesso tetto, con i figli di lei: il giovane Sebastiano, soffocato dall’ ossessiva protezione materna e Carolina, con la quale lei ha un rapporto molto conflittuale. La convivenza difficile innescherà scontri e continui battibecchi ma, col tempo, tutti troveranno un loro equilibrio, fino a quando una serie di eventi li porteranno a dover fare i conti con le proprie paure e segreti.
Un ruolo fondamentale hanno le coinvolgenti musiche di Valerio Calisse e Daniele Bonaviri, l ‘ottima fotografia di Andrea Arnone, le suggestive scenografie curate da Tiziana Liberotti, che aiutano lo spettatore a immergersi a fondo nella storia.