L’ incontro con “l’altro”, l’accettazione aldilà dei preconcetti, sono al centro di Scompartimento n.6, In viaggio con il destino, del regista Juho Kuosmanen, che arriverà nelle sale italiane il 2 dicembre con BIM. Il film, ispirato all’omonimo romanzo di Rosa Liksom, vincitore all’ultimo Festival di Cannes del Grand Prix Speciale della Giuria, scelto per rappresentare la Finlandia agli Oscar 2022, è interpretato da Seidi Haarla e Yuriy Borisov. Protagonisti una giovane archeologa finlandese e un giovane minatore russo, sconosciuti, entrambi diretti a Murmansk, nell’estremo nord ovest della Russia, costretti a condividere l’intimità del vagone letto del treno. Un road movie artico che intreccia due destini. Quello che Laura e Ljoha vivono durante questo viaggio, lascerà un segno profondo dentro di loro.
Laura intraprende un lungo viaggio in treno per andare a visitare alcuni petroglifi antichi, convinta che “per conoscere te stesso, devi conoscere il tuo passato”. Malvolentieri è costretta a condividere lo scompartimento con un irritante minatore russo, invadente e chiassoso, che la segue come un’ombra. Un viaggio in treno è un po’ come il destino: non puoi decidere dove andare, devi semplicemente accettare quello che ti dà.
“A me interessano quei sentimenti complicati alla base di vari tipi di rapporti. Mi piacerebbe capire perché proviamo i sentimenti in questo modo – spiega il quarantaduenne regista finlandese -. Se c’è di mezzo il sesso, okay, ma non è questo il posto dove collocare la macchina da presa. Questa storia riguarda molto il legame e credo che Laura e Ljoha condividano qualcosa di più profondo di un bisogno sessuale. Sono più come fratelli che si sono persi da tempo, mi piace pensare che condividono gli stessi sentimenti inespressi”.
la storia parla sia dell’incontro con l’Altro che del tuffarsi nel proprio io interiore e del cercare di capire e accettare chi siamo. “Quando incontri qualcuno di nuovo c’è l’opportunità di ricominciare daccapo, di fare finta di essere chi si vorrebbe essere o la possibilità di aprirsi, di imparare qualcosa di nuovo su se stessi – continua Kuosmanen -. O si comincia a fingere o ci si può lasciar andare ed essere finalmente chi siamo davvero”.
Girare quasi tutto il film negli angusti spazi di un treno, spiega il regista, è stato piuttosto complicato. Il sonoro è stato registrato con microfoni nascosti, la troupe era veramente ridotta e tutto era lento, non c’era sufficiente ossigeno, ma lui è certo di esser riuscito a catturare in quelle immagini qualcosa di speciale: la vita vera.