Graffiante, irriverente, grottesca, esilarante. E’ la nuova commedia agrodolce firmata da Claudio Amendola che diverte ironizzando amaramente sui metodi assai poco ortodossi di certi gestori di pompe funebri per incassare lauti guadagni dall’ultimo viaggio del caro estinto. Un’ottima tragicommedia all’italiana condita di humor nero, dai toni inusuali, che interroga su fino a dove sia lecito spingersi per far soldi, strumentalizzando in questo caso e in modo assai macabro la dipartita di una rockstar attraverso i social media. Amendola, da romano verace, l’ha intitolata I Cassamortari, da non perdere dal 24 marzo su Prime Video.
Un settore dai cui costosi servigi nessuno è esente, ma che finora non era stato mai messo a nudo in modo così verace e tagliente. Ci ha dunque pensato l’attore romano con la moglie Francesca Neri a travasare sullo schermo questa originale idea, partorita otto anni orsono sul divano di casa e messa in scena con l’aiuto dell’ impeccabile scrittura di Roberto Jannone e Kissy Dugan, che rende sciolta e più che verosimile la perfetta interpretazione degli impeccabili Massimo Ghini, Lucia Ocone, Gian Marco Tognazzi, Alessandro Sperduti, Sonia Bergamasco, Edoardo Leo, dell’inossidabile Giuliana Lojodice e di un inedito, ironico Piero Pelù.
Le pompe funebri sono lo spunto per mettere a fuoco i tanti difetti diffusi tra i nuovi ‘mostri’, come l’ipocrisia, l’attaccamento al denaro, la dipendenza dai social media, la mercificazione della morte, il cinismo del mondo dello show business, l’antica italica abitudine dell’evasione fiscale.A rappresentarli chi meglio dei Pasti, una sorta di famiglia Addams all’amatriciana, dotata di folto pelo sullo stomaco, a cominciare dal capostipite (Leo) avviatore della redditizia e imperitura attività al motto di “Tutti devono morì, ma solo in pochi ce guadagnano. E quelli semo noi”. I quattro eredi, si danno un gran da fare per far lievitare i corposi guadagni (in nero!) dell’azienda di famiglia, fino a toccare il fondo per far fronte a una multa milionaria per evasione fiscale.
A mostrare al regista le dinamiche di questa poco amata attività, i titolari di un noto marchio di pompe funebri romane tirato in ballo nel film, che ha incentrato proprio sull’ ironia le sue famose campagne pubblicitarie. “E’ un mestiere come un altro, durante il Covid c’era bisogno di sdrammatizzare, l’abbiamo fatto in modo cinico e divertente – commenta Amendola presentando il film online con il cast -. Questa commedia tratta argomenti spinosi senza mancare di rispetto ai morti, che qui fanno una bella figura, sicuramente più dei vivi”.
“Recitare in un film era il sogno della mia vita ma è molto più difficile che suonare su un palcoscenico- racconta Pelù -. Il mio personaggio è l’opposto di me: una rockstar capricciosa, isterica, strafatta, odiosa. Io ho sempre combattuto contro queste alienazioni”. Nulla a che vedere col suo personaggio anche Ocone: “E’ una strafiga, avida, cattiva, sessualmente senza freni coi vedovi – spiega l’attrice-, tutta la sua famiglia è preda di un grande malessere esistenziale”. “Il mio personaggio trova orribili i vivi, parla solo coi morti – spiega Tognazzi -, li trucca amorevolmente per renderli gradevoli per l’ultimo saluto dei parenti. Per insicurezza e paura dei familiari preferisce fingersi muto”.