Ci voleva una Coppa Volpi vinta all’ultima Mostra del cinema di Venezia per rendere degno omaggio all’attrice Elena Cotta, importante e discreta protagonista da oltre mezzo secolo di televisione, teatro e cinema.
Sessanta, per lei un numero magico, che segna gli anni passati in teatro accanto al marito regista e attore Carlo Alighiero (sposato appunto sessant’anni fa), e in televisione, alla cui nascita partecipò fin dal primo momento con un ruolo di primo piano.
Una carriera che sarà ripercorsa alla Casa del Cinema di Roma il 18 e 19 febbraio con la proiezione delle quattro puntate dello storico sceneggiato Tv “Tessa, la ninfa fedele” diretto da Mario Ferrero (martedì 18 febbraio dalle ore 15.30, Sala Kodak) e del film “La leggenda del Piave”, in cui esordì sul grande schermo nel 1952 diretta da Riccardo Freda (mercoledì 19 febbraio, alle ore 16, Sala Deluxe).
Se pochi sanno che i primi sceneggiati televisivi erano trasmessi in diretta (non esistendo ancora la possibilità di mandare in onda delle registrazioni – come quando interpretò Giulietta in “Giulietta e Romeo” nel ‘55), sono invece in molti a ricordare Elena Cotta in “Tessa, la ninfa fedele” accanto a Alberto Lupo. Uno dei primi grandi sceneggiati televisivi, trasmesso dalla Rai nel 1957, talmente importante da far finire il volto dell’attrice lombarda sulla copertina della riedizione del romanzo di Margareth Kennedy, pubblicato da Mursia, dal quale era stato tratto il lavoro televisivo. “Nel girare ‘Tessa’ – ricorda Elena Cotta – lavorammo con uno spirito davvero entusiastico: si aveva la piena sensazione di aprire nuove strade. Ci divertimmo come pazzi, era perfino avventuroso registrare negli studi. La sede di via Teulada non esisteva ancora, si lavorava in alcuni capannoni edificati nei pressi, in cui si girava in condizioni che definire pionieristiche è un puro eufemismo”.
Sempre mercoledì alle 18 sarà proiettato il film del 2000 “Terza Generazione” dell’australiana Kate Woods, tratto dal bestseller “Looking for Alibrandi”, racconto intergenerazionale di emigrati siciliani in Australia, testo usato nelle scuole australiane come da noi i “Promessi sposi”. Il ruolo della nonna siciliana Katia Alibrandi è valso a Elena Cotta una nomination agli Australian Film Industry Awards, gli Oscar australiani.
Alle 21 verrà riproposto “Via Castellana Bandiera” di Emma Dante, il film con cui nel 2013 l’attrice ha coronato una carriera ricca di soddisfazioni con la vittoria della Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile alla Mostra di Venezia, nel ruolo di Samira, la rocciosa donna albanese che vince il suo “duello” a colpi di sguardi silenziosi. La proiezione sarà preceduta alle 20 da un “Contributo speciale” di Marco Giusti realizzato dalla Casa del Cinema e da una conversazione con Elena Cotta.
“Mi hanno fatto notare che nelle mie interpretazioni cinematografiche più recenti – racconta ancora l’attrice – sebbene sia una milanese bionda con gli occhi azzurri, ho finito per interpretare una siciliana e una albanese. Eppure ai provini non ho potuto far altro che presentarmi per quello che sono; evidentemente risulto convincente come donna pienamente mediterranea, chissà?”.
Entrata giovanissima all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ha studiato con i grandissimi che hanno fatto la storia del teatro italiano, come Orazio Costa, Wanda Capodaglio, Sergio Tofano, Vittorio Gassman e lo stesso Silvio d’Amico. Dopo solo un anno comincia a calcare le scene con la Compagnia dei Giovani, con Giorgio De Lullo e Rossella Falk e, negli anni successivi, lavorerà in altri prestigiosi allestimenti per la regia di grandi firme del teatro come Franco Enriquez, Mario Ferrero, Giorgio Bandini, Orazio Costa, Andrea Camilleri, Dario Fo, Daniele Danza. È la prima donna in Italia a interpretare il personaggio di Amleto, nell’Amleto di Bacchelli, con l’adattamento e la regia di Carlo Alighiero (con il quale fonda nel ‘75 la loro compagnia teatrale che dal 1986 gestisce il Teatro Manzoni di Roma). La prima compagnia italiana a portare uno spettacolo in tournée in Cina, “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni, che avrà un tale successo da essere rappresentato anche in Russia e in Siberia.