Il grande tennis italiano degli anni ’70, la conquista dell’ambita Coppa Davis, sono al centro di una grande storia sportiva ma anche ricca di intensa umanità, ironia e comicità. A raccontarla, mezzo secolo dopo, i campioni di allora Adriano Panatta, Corado Barrazzutti, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli e Nicola Pietrangeli, protagonisti della docuserie Una Squadra diretta da Domenico Procacci, che ne firma anche la sceneggiatura assieme a Sandro Veronesi, Lucio Biancatelli e Giogiò Franchini, l’ha prodotta con Sky, Luce Cinecittà e la porterà nei cinema il 2,3 e 4 maggio per poi passare i sei episodi dal 14 maggio su Sky. Le interessanti e assai divertenti interviste Procacci le ha anche stampate nell’ omonimo libro pubblicato da Fandango.
Una squadra a volte divisa, frammentata, con al suo interno rapporti difficili, conflittuali, sia tra i giocatori che con chi li guida e allena. Una squadra, una nazionale, che nel momento in cui ha la vittoria a portata di mano viene osteggiata e combattuta nel suo stesso Paese. E nonostante tutto questo, in quegli anni la squadra più forte del mondo. Ma poco celebrata.
L’anteprima al cinema racconta alcuni tra gli episodi più divertenti ed emozionanti della serie. In particolare, si concentra su una delle quattro finali, quella giocata nel ’76 contro il Cile di Pinochet e per questo al centro di una feroce battaglia politica.
Il sapiente montaggio ripercorre l’impresa sportiva che porta alla finale, la battaglia politica, gli attacchi ai giocatori, la partenza con la scorta, la finale nel Cile di Pinochet, contestato dai nostri indossando delle provocatorie magliette rosse, il ritorno con la preziosa coppa, ma tra l’indifferenza dei media. Il documentario copre un arco che va dalla fine degli anni ’60 all’ultima finale giocata da quella squadra nell’80, raccontato dai protagonisti. Nessuno avrebbe potuto farlo meglio.
Un pezzo di storia del nostro Paese in cui si intrecciano alle belle immagini dell’Archivio Luce, dentro e fuori dal campo da tennis, le parole e le imprese, le liti e le riconciliazioni, le complicità e i talenti diversi ma complementari dei quattro grandi protagonisti del Dream Team che ha fatto la storia del tennis italiano e mondiale, raggiungendo quattro finali di Coppa Davis in cinque anni.
“Non ci eravamo più rivisti, ci siamo ritrovati”, raccontano i “quattro moschettieri” della racchetta, presentando il docufilm a Roma, (assente Pietrangeli, vittima di un infortunio domestico). “La cosa più importante è che ci siamo riuniti – sottolinea Panatta -, il film ha risvegliato in noi la voglia di raccontare quello che abbiamo vissuto, più come uomini che come tennisti, i rapporti tra noi quattro ragazzi con pregi, difetti, contrasti, contraddizioni”. “Non mi piace tornare al passato, rivivere quel bellissimo periodo mi rende più triste che contento – confessa Barazzutti -, ma è stata un ’occasione importante per ricucire il nostro rapporto e rendere giustizia a un grande risultato che passò in sordina. La conquista della Davis ha sempre un grande rilievo, i giocatori vengono celebrati ogni anno in tutto il mondo tranne che in Italia, è un patrimonio nazionale, sarebbe bello condividerlo anche per i giovani”. “Grazie ai nostri successi il tennis passò da sport di nicchia a popolare –commenta Bertolucci -, ora finalmente è tornato sulle prime pagine dei giornali”. “Il film ci farà restare con maggiore forza nella storia” aggiunge Zugarelli. “Il merito sportivo è tutto loro – conclude telefonicamente Pietrangeli -, un bravo capitano deve saper porgere l’asciugamano”.