E’ più importante vincere o essere felici? Se lo chiede Raoul Bova che, da ex atleta, torna sempre volentieri a occuparsi di sport. Stavolta è l’allenatore di un gruppo di ragazzi paralimpici nella fiction I Fantastici 5 , da mercoledì 17 gennaio in prima serata su Canale 5. La nuova serie tv, nata da un’idea di Massimo Gramellini, prodotta da RTI con Lux Vide di Luca Bernabei, diretta da Alexis Sweet con Laszlo Barbo, racconta l’attività sportiva, le difficoltà, le passioni e le relazioni di un gruppo di atleti con alcune disabilità e caratteri tutt’altro che facili.
L’attore romano interpreta Riccardo, un noto allenatore in disarmo che per l’atletica ha trascurato la famiglia, separandosene. Dopo la morte della moglie, le due figlie ormai adolescenti sono tornate di malavoglia a vivere con lui. Insieme si trasferiranno al Centro Sportivo della Nova Lux di Ancona, prestigiosissima società sportiva, al vertice del panorama nazionale per l’atletica paralimpica italiana dove Riccardo dovrà allenare quattro velocisti per gli Europei che si svolgeranno di lì a tre mesi. Quattro superstar e una giovane promessa che per Riccardo è l’occasione per rilanciarsi ad alti livelli. Il rapporto con i ragazzi però tarda a sbocciare.
Protagonisti della serie sono Christian (Vittorio Magazzù)velocista in carrozzina, Elia (Enea Barozzi) cerebroleso con difficoltà nei movimenti e improvvisi “black-out”, Marzia (Fiorenza D’Antonio) cieca, Laura (Chiara Bordi), l’ultima arrivata, una protesi alla gamba amputata, cerca di dimostrare quanto vale. Con loro c’è Freddie (Gianluca Gobbi) il responsabile medico, Alessandra (Gaia Messerklinger), con una protesi alla gamba, è la fisioterapista e Sofia Calabresi (Francesca Cavallin) è la presidente del centro sportivo. Riccardo scopre di non godere della fiducia di quegli atleti schivi ed individualisti, presi da problemi personali e medici, da vicende amorose e legali, alla continua ricerca della propria identità, per i quali la parola “sport” fa rima con “tutto”. Riuscirà a rendere questo gruppo di singoli una squadra, a re-instillare in loro la felicità di praticare sport? E lui, recupererà il rapporto con le figlie, riscoprendo verità dimenticate e ritrovando la sua felicità?
Alla presentazione della serie i vertici Mediaset sottolineano che c’è un messaggio di speranza, coraggio e inclusività in questo romanzo di formazione di persone comuni che fanno cose eccezionali. Un mondo complesso che ha reso particolarmente difficili le riprese, anche con il prezioso aiuto di veri campioni paralimpici che hanno affiancato gli attori. “La fiction non scade nel pietismo, non c’è niente di lacrimevole – precisano -, gli atleti paralimpici non sono compatiti né esaltati ma riconosciuti, sono forti pur nel loro dolore”. “Diverso è bello, la diversità sta negli occhi di chi ci guarda, ci arricchiscono e ci migliorano -commenta Laura Bordi, l’unica attrice della fiction davvero amputata – . All’inizio ero titubante su come avrebbero rappresentato la disabilità, non ci hanno elevati a eroi. Farà cambiare prospettiva su noi paralimpici”.
“La società è cambiata, si è rotto il muro della normalità – spiega Bova -, ci vuole solo un po’ di attenzione e le barriere si abbattono, lo sport rende tutti uguali: paga chi vince. I campioni non sempre sono felici, sentono il peso delle responsabilità, hanno ansia da prestazioni. La vera vittoria è essere felici”.