“Forse l’Italia non è un Paese adatto a gente come noi. Per noi la scienza dev’essere libera, ma qui i politici non lo vogliono capire”. “Non potrei essere più d’accordo”. È in questo scambio di battute tra Guglielmo Marconi e Enrico Fermi il dilemma del pioniere delle moderne telecomunicazioni che insegue tenacemente le proprie intuizioni nell’esclusivo interesse del progresso. Uno scienziato, ma anche un imprenditore di enorme successo, una sorta di Steve Jobs cento anni prima, capace di sintetizzare idee ed esperimenti a cavallo dei due secoli e farli diventare un enorme business. Inventore della radio, fondatore della Bbc e premio Nobel per la fisica nel 1909, Marconi si trova al centro di una guerra tra scienza e potere, tra ricerca scientifica e industria bellica. Lo racconta nel 150° anniversario della nascita la minifiction diretta da Lucio Pellegrini, Marconi-L’uomo che ha connesso il mondo in onda su Rai 1 il 20 e 21 maggio. A interpretarlo Stefano Accorsi, con Ludovica Martino, Nicolas Maupas, Alessio Vassallo, Flavio Furno, Massimo De Santis, Cecilia Bertozzi.
Il telefilm dedicato al padre della telegrafia senza fili, miscela il genere storico-biografico alla spy story, restituendo un ritratto inedito, focalizzato in particolare sull’ultimo anno della sua vita, il 1937, quando Marconi divide la sua vita tra il laboratorio e il panfilo “Elettra”, dove vive con la moglie Maria Cristina (Bertozzi) e l’amata figlia Elettra (Michelangeli). In quei mesi la sua incrollabile fede nella scienza come strumento di progresso per l’umanità si scontra con l’inasprimento dei rapporti internazionali, il crescente isolamento dell’Italia e il progressivo incrinarsi del suo rapporto con Mussolini (Cerlino). Marconi infatti non gradisce le insistenze del regime e le insinuazioni della stampa sulla realizzazione di un’ipotetica arma segreta.
La narrazione prende il via da un’intervista da lui rilasciata alla giornalista italoamericana Isabella Gordon (Martino), personaggio di finzione, che all’insaputa di Marconi collabora con il regime, riportando informazioni al suo amante e funzionario dell’Ovra Achille Martinucci (Vassallo), braccio operativo del ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai (Furno). La miniserie ripercorre anche l’epica umana e scientifica dell’inventore, a cominciare dai primi esperimenti quando era appena diciottenne (Maupas). Sulla Collina dei Celestini a Villa Griffone, storica residenza della famiglia, nel 1895 il giovanissimo Guglielmo effettua la prima trasmissione senza fili che sancisce l’inizio della telegrafia. Il racconto include anche altre straordinarie imprese come la prima trasmissione transoceanica della storia, effettuata nel 1901 tra Cornovaglia e Canada.
Girata tra l’Emilia-Romagna e il Lazio, nei luoghi reali delle vicende, da Villa Griffone, oggi sede della Fondazione Guglielmo Marconi-Museo Marconi, a Palazzo Venezia (in particolare la sala del Mappamondo, aperta solo in rare occasioni, messa a disposizione per le riprese); da Villa Mondragone a Villa Torlonia, al Museo Storico della Comunicazione. Il panfilo “Elettra”, la casa-laboratorio di Guglielmo Marconi che non esiste più, è stato ricostruito in studio con un modello di ben 27 metri di lunghezza.
Un lavoro da vedere senza pregiudizi, sottolineano gli autori. “Se è vero che ogni film racconta il tempo che l’ha generato, questo trova il suo segno di contemporaneità, il suo tema dominante, nella paura della guerra che anima il nostro protagonista – spiega il regista, presentando la fiction in Rai con il cast -, nella certezza che armarsi non sia mai una scelta di pace e nell’idea che il futuro, ovvero il nostro presente, che Marconi sapeva perfettamente immaginare, dovesse essere un tempo di fratellanza tra i popoli, grazie all’uso virtuoso della tecnologia”.
“Marconi è noto più che conosciuto – sottolinea Accorsi – anche per me è stato una scoperta, rendergli un corpo e un’anima, la sua complessità, è stato un lavoro molto interessante”.