Una favola nera in tre atti: un uomo che cerca di riprendere il controllo della propria vita; un poliziotto con la moglie dispersa in mare pensa sia tornata e sembri un’altra persona; una donna determinata a trovare un prodigioso leader spirituale. Yorgos Lanthimos torna a spiazzare lo spettatore con il suo Kinds Of Kindness, presentato a Cannes e nelle nostre sale dal 6 giugno. Scritto con il fedele Efthimis Filippou interpretato dai suoi attori feticcio Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Mamoudou Athie, Joe Alwyn, Hunter Schafer.
Il cinquantenne regista greco torna a giocare con la realtà in modo cinico, sadico, crudele, gli atti di gentilezza del titolo sono violenze contro gli altri o contro sé stessi. Tutte e tre le storie ruotano intorno al tema del potere, del controllo, di come il libero arbitrio tenda ad oscillare, alle dinamiche dei rapporti umani. Non mancano le immagini provocanti, cruente. Lanthimos sostiene che a volte devi essere semplicemente ridicolo per realizzare ciò che stai cercando di realizzare. E in effetti alcune scene estreme, davvero sopra le righe, suscitano sorrisetti amari.
Girata a New Orleans nel 2022, la pellicola presenta un trittico di storie collegate tra loro, che ruotano intorno al misterioso R.M.F. “E’ un microcosmo della vita reale, con individui privi di potere che riescono a controllare persone che sembrano molto più forti – spiega il regista -. E’ interessante osservare il modo in cui una persona convinta di controllare la propria vita e di essere libera di scegliere, quando ha libertà assoluta fatica a gestirla”. Mantenere lo stesso attore per tutte e tre le storie crea un senso di continuità, si crea un’atmosfera familiare in cui si sviluppa lo strano comportamento dei personaggi.
“Le storie si intrecciano tra loro in un modo che non è necessariamente chiaro ma sfruttano ciò che è avvenuto prima, un’idea elettrizzante – spiega Emma Stone, fresca del secondo Oscar -. Al centro di tutto c’è l’equilibrio fra il desiderio di essere amati, accettati e la voglia di essere liberi. E’ una favola cruda sul tema della sottomissione, del controllo del libero arbitrio, del desiderio di approvazione, in cui la gentilezza diventa un atto di sopraffazione”. “È come se questo film rappresentasse un nuovo territorio, non soltanto per il cinema in generale ma anche per Yorgos – commenta Plemons -. È davvero bizzarro, con una scrittura accattivante e dinamiche molto interessanti tra i personaggi”.
Il titolo può essere interpretato come ‘modi diversi in cui le persone sono gentili l’una con l’altra’. È un titolo che indubbiamente fa pensare e spingerà gli spettatori a interrogarsi sul suo significato uscendo dal cinema.