di Gianrico Carofiglio, Einaudi, 2024.
Una donna ha ucciso a colpi di pistola l’ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l’avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell’ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull’idea stessa di giustizia. Un nuovo caso per l’avvocato Guido Guerrieri, forse il personaggio più riuscito di Carofiglio anche perché ne condivide la professione, l’età, le origini pugliesi e alcuni interessi come la musica, il mare, la lettura, ecc.
Il caso in questione è piuttosto semplice: Elvira Castell ha sparato a quel bastardo del cognato che dopo anni di persecuzioni ha portato la sorella gemella a suicidarsi. C’è solo da chiarire i particolari del fatto, che possono fare la differenza in sede di giudizio. Guerrieri si affida al consueto investigatore Carmelo Tancredi che aggiunge alla vicenda particolari che tuttavia potrebbero servire più all’accusa che alla difesa.
Sullo sfondo ci sono le inquietudini di un uomo che sente l’avanzare degli anni e le incertezze di una vita in parte irrisolta. Carofiglio unisce qui i particolari da legal thriller, cui ci ha da sempre abituato, alle sedute psicanalitiche del suo protagonista presso il dottor Carnelutti. Il professionista, coetaneo di Guerrieri, diventa il suo confidente, lo spinge a riconsiderare la sua vita e i suoi desideri mentre il caso giudiziario che sta seguendo chiude lentamente il suo cerchio.
A guidarci nella lettura non ci sono solo le procedure penali ma le massime di vita di Carl Gustav Jung, la sua teoria della “sincronicità” (tutto ci accade per una ragione) e la capacità dell’uomo di riorganizzare i suoi ricordi per mettere ordine nel caos: «L’uomo non è un animale razionale ma razionalizzante», fa dire a Carnelutti.
Carofiglio, con il suo stile limpido e preciso, riesce a creare un’atmosfera di tensione crescente, non tanto legata all’indagine poliziesca (il killer è già noto dalle prime pagine) quanto al viaggio interiore del protagonista. Il titolo stesso, L’orizzonte della notte, suggerisce questa ricerca di senso in un mondo che sembra avvolto dalle tenebre. L’oscurità, tuttavia, non è solo esterna, ma soprattutto interna: è il buio dell’anima, il peso delle colpe e delle scelte sbagliate, l’incapacità di guardare oltre l’orizzonte del dolore.