Salvare i capolavori storici, guardare al cinema del futuro e, soprattutto, non mollare mai. E’ un fiume in piena carico di energia Martin Scorsese che, al Museo Nazionale del Cinema di Torino, riceve l’ambita Stella della Mole e alcuni preziosi spezzoni di rari filmati, alcuni del suo amato kolossal Cabiria.
In una conferenza stampa fiume il Maestro racconta dettagliatamene il suo grande impegno decennale per salvare le pellicole dei capolavori del passato dalla distruzione, convincendo le major hollywoodiane a finanziarne il restauro. Alla soglia degli 82 anni (il prossimo novembre) il grande regista italo-americano non ha alcuna intenzione di mollare la macchina da presa, dietro la quale sta già lavorando al suo Gesù. Poi, trovati i finanziamenti, riprenderà in mano anche il progetto su Sinatra. Intanto gira il Sud Italia, sopratutto la Sicilia, a caccia di nuove ispirazioni e alla scoperta delle sue radici, che partono da Taormina.
Non si risparmia nel raccontare il passato. “Con Kubrik, Woody Allen e altri colleghi famosi giravamo i cinemini di Los Angeles a caccia di film da vedere, nei primi anni ‘70 non c’erano i video. Creammo una fondazione per salvare i capolavori degli anni Trenta, che girati in pellicole stampate ai nitrati rischiavano di andare in fumo. Infatti, un incendio bruciò una parte di Quarto Potere. Quei film rappresentano ciò che siamo, la nostra storia”. Ricorda quando Bergman fece il suo primo film a colori, la stampa era diventata meno costosa ma di scarsa qualità. “Poco prima dell’avvento del Cinemascope vedemmo Niagara, ma mettevano dei filtri sull’obiettivo che li rendevano sfuocati e il pubblico in sala fischiava. Trovai la prima versione del Gattopardo ma non c’era il film intero. Solo nel 1976 si cominciò a vederli completi e solo alla fine degli anni ‘80 capirono che erano patrimonio dell’umanità. Allora creammo un collegamento tra le grandi case di produzione come Warner, Universal, Columbia. Gli Studios finanziarono la creazione di nuovi negativi e alla fine del ‘900 ognuno di loro ci donò una copia permetterla in salvo”.
È certo che il cinema si sta evolvendo e uscirà presto dalla sua “infanzia”. “Non so dove sta andando con la nuova realtà virtuale, dipende da quanto tieni a comunicare, se sei in grado di farlo per migliorare la società invece di demolire. Conoscere, imparare, migliorarsi, il cinema si può esprimere in qualunque modo, anche su Tik Tok, dove mi ha trascinato mia figlia. Gli strumenti sono infiniti grazie alle nuove tecnologie. Che però sono molto costosi, le piattaforme l’hanno reso possibile. E’ diverso che vedere un film nelle sale ma la passione di narrare una storia è sempre la stessa. Al pubblico a casa puoi proporre lavori di 5 o 6 ore, nelle sale e in teatro sarebbe impossibile. Devi sperimentare entrambe le esperienze”.