Quando l’arte diventa eroismo
La musica come linguaggio e fonte di energia universale, come mezzo di riscatto, per ritrovare l’autostima, dimostrare di avere ancora la forza di sognare, di stare in piedi, di cambiare. Intorno a questa pura e libera espressione artistica ruota il film “Il concerto” del regista rumeno Radu Mihaileanu, già autore di “Train de Vie”, nelle sale da venerdì 5 febbraio distribuito da BIM. Un piccolo capolavoro che fonde emozione, ironia e umorismo, affidato a un cast di eccellenti attori russi e francesi sconosciuti da noi ma famosi nei loro paesi, tra cui spiccano Alexei Guskov, Dmitry Nazarov, Mélanie Laurent, Miou Miou.
La storia, ambientata ai giorni nostri, prende le mosse da una vicenda accaduta negli anni ’80, nell’Unione Sovietica di Breznev, quando Andrei Filipov, famoso direttore d’orchestra del Bolshoi di Mosca viene licenziato perché si rifiuta di allontanare i musicisti ebrei. Trent’anni dopo lavora ancora nel teatro, ma come uomo delle pulizie. Intercettato un fax in cui un teatro parigino invita l’orchestra moscovita per un concerto, pensa di realizzare il suo sogno di rivincita riunendo i suoi vecchi musicisti, ridotti come a lui a vivere con mestieri umili, spacciandoli per la vera attuale orchestra del Bolshoi. Rimesso insieme lo sgangherato gruppo Andrei riuscirà a partire per dirigere di fronte al bel mondo della capitale francese, senza alcuna prova, il concerto per violino e orchestra di Cajkovskij, ormai da anni suo chiodo fisso.
«Il film ha nell’animo il temperamento slavo, e noi dell’Est abbiamo sempre la tendenza a superari i limiti, i confini, ad andare verso gli estremi – spiega il regista, a Roma per presentare il film -. Questo purtroppo in ambito politico non ha creato situazioni particolarmente felici come invece è accaduto nella letteratura, nel teatro, nella musica. Non abbiamo paura di manifestare e descrivere l’emozione, l’importante è continuare a dare e ricevere emozioni, è l’unica arma che abbiamo contro tutte le barbarie, per il dialogo con gli altri». E di emozioni il film ne offre parecchie. «Il mio film non è una denuncia del comunismo, anche se l’ho vissuto in prima persona – continua Radu -. È piuttosto una presa di posizione contro tutti i regimi dittatoriali e totalitari, sia di sinistra che di destra, che la storia dell’umanità ha visto sorgere in tanti paesi del mondo». Un altro tema del suo cinema è quello della “piccola impostura”: «Quella usata da tanti miei personaggi per manifestare la loro reazione di fronte a un regime che di fatto li costringe a stare in ginocchio, e per esprimere la volontà di rimettersi in piedi e riprendere in mano il loro destino e la loro dignità».
La metafora del concerto vuole anche sottolineare i rapporti fondamentali tra il singolo e la collettività: «Abbiamo raggiunto il massimo grado di individualismo e ci sentiamo precari rispetto al mondo – spiega Mihaileanu -, si vorrebbero mantenere i diritti fondamentali dell’individuo tornando a un a società più solidale. Per trovare l’armonia e il benessere bisogna cercare di suonare il più possibile all’unisono». Quando nel film il gruppo di semi barboni russi, ebrei e gitani approda da Mosca a Parigi c’è lo scontro tra la cultura slavo-orientale e quella ricca occidentale. Il regista, emigrato giovanissimo a Parigi, l’ha vissuto sulla sua pelle .«Nei miei film traggo spesso ispirazione dalla mia vita. L’arrivo dei ‘barbari’ dell’Est, di cui faccio parte, con la loro energia vitale quasi primordiale spaventa i ‘ricchi e civilizzati’ dell’Occidente assopito, incapace di cogliere la sua energia vitale e metterla in sintonia con quella dell’universo. Senza questa energia è difficile vivere pienamente, perché è il motore stesso dell’esistenza».
Sente i gitani molto vicini a sé: «Da piccolo ho passato molto tempo con loro – dice -, la loro cultura è vicina a quella ebraica, entrambe nomadi e perseguitate nei secoli. Sono sicuramente un popolo geniale con tante qualità singolari, spesso disprezzato perché considerato ‘diverso’». Il suo prossimo film “La sorgente delle donne” lo girerà in arabo e tratterà della condizione della donna.