Marty e Leo uniti a Berlino
L’ormai inossidabile coppia Martin Scorsese – Leonardo DiCaprio torna sullo schermo dal 5 marzo con “Shutter Island”, storia misteriosa e ricca di suspence ambientata ai primi anni ’50, tratta dal best-seller di Dennis Lehane, interamente ambientata in un’isola fortezza che ospita un manicomio criminale. Regista e protagonista, al loro quarto film insieme, sono venuti a Roma a presentarlo prima del suo approdo nei prossimi giorni al Festival di Berlino, cui farà seguito l’uscita nelle nelle sale (da noi lo distribuirà Medusa in oltre 400 copie). Leonardo è reduce da una veloce e blindatissima visita al sito archeologico di Pompei, siede composto e sorridente accanto al suo regista, sotto l’occhio vigile di mamma DiCaprio seduta in prima fila a filmare ogni parola e gesto della conferenza stampa, dove i giornalisti sono liberi di fare domande ma è loro vietato di scrivere commenti sul film prima di Berlino.
DiCaprio stavolta è il poliziotto Teddy Daniels mandato sull’isola col collega Chuck (Mark Ruffalo) per indagare sulla misteriosa scomparsa dalla sua cella superblindata di una paziente pluriomicida. Circondati da psichiatri inquisitori (Ben Kingsley, Max Von Sydow), detenuti psicopatici e da un potentissimo uragano, i due si troveranno immersi in un’atmosfera livida e imprevedibile, dove nulla è come appare. Violenza e complotti, spesso imbastiti dallo Stato, ricorrono nei film di Scorsese: “È materiale che mi ha sempre attratto e questo film è in sintonia con la paura, la paranoia che ci circonda – conferma il regista -. Ho dei dubbi su chi detiene il potere, e questo determina le mie scelte”. Anche lui ha le sue paure: “Ci convivo quotidianamente e cerco di superarle. Penso che i miei figli erediteranno questo mondo e questo mi preoccupa parecchio”.
“Il film è un mix di vari generi – spiega DiCaprio -, è un thriller psicologico con al centro il senso di perdita, la tragedia umana, la capacità di superare il dolore. Ho visto vari documentari sulla malattia mentale per ricreare la storia ancora più toccante del libro. Il mio ruolo ha una sua duplicità, ho cercato di sperimentare vari comportamenti estremi”. Il film rimanda a una certa cinematografia europea, soprattutto tedesca, degli anni ’40. “Il cinema tedesco, come quello italiano e britannico, è sempre stato presente nel background della mia formazione – ammette Scorsese –, in quegli anni molti film prodotti a Hollywood erano realizzati da immigrati. Uno dei primi che ho fatto vedere al cast è stato “Laura” di Preminger, e “Le Catene della Colpa” di Tourneur del ’47, io li ho visti tutti, fanno parte della mia vita”.
Un altro dei temi ricorrenti nei film del regista italoamericano è la violenza. “Mi ha attirato il personaggio di Teddy perché la violenza ha avuto un forte impatto nel suo viaggio formativo. Mi chiedo spesso – aggiunge – quanta violenza ci sia in ognuno di noi, se sia possibile eliminarla, quale prezzo si debba pagare per tutta quella che c’è oggi nel mondo”. “I personaggi di Marty mi hanno sempre attratto, questo è uno dei più violenti che ho interpretato – gli fa eco Leo -. La violenza nasce da un dolore interiore che viene rivolto verso il mondo, ho sempre cercato di capire la sofferenza dell’essere umano”. L’attore che ha avuto il suo primo ruolo da protagonista a soli quindici anni non si è ispirato ad un modello preciso: “Sin da ragazzino avevo i miei eroi come James Dean o De Niro, ho cercato a lungo un modello cui ispirarmi per far bene come loro. Non mi sento mai arrivato, è come una sete che non si placa – confessa -, la ricerca potrebbe durare tutta la vita. Sul set sono sempre nervoso, non mi sento mai all’altezza del ruolo che sto interpretando, penso che avrei potuto fare di più”.
Ma quali sono i ruoli che preferisce? “Mi interessano quelli che mi toccano, in particolare sono attratto dai personaggi dark, incasinati e continuerò perché sono quelli che mi fanno prosperare”. È comunque convinto che i soldi non facciano la felicità: “Sono utilissimi, ma non puoi desiderare di avere più di tanto, io ne ho più che abbastanza, comunque senza soldi non si potrebbero sviluppare nuove tecnologie per salvare l’ambiente”. L’ecologia, un suo chiodo fisso: “Da tredici anni mi occupo di temi ambientali – conferma Leo -, il film di Al Gore ha aperto gli occhi al mondo, non si fa mai abbastanza, io continuo su quella strada”. Regista e attore sembrano una coppia ormai navigata che non mostra crepe. “La fiducia è sempre più profonda – dice Scorsese -, lavorare con lui è di grande ispirazione, incanala esperienze con una creatività sempre maggiore, e speriamo cresca ancora in futuro”. DiCaprio conferma, aggiungendo: “Non si tratta solo di fiducia, ho una ammirazione profondissima per Marty, a differenza di altri registi ti sa responsabilizzare, si affida a te perché porti avanti la narrazione emotivamente, ti fa sentire forte, potente, questa fiducia non va tradita”.