Per il 75esimo anniversario della nascita di John Lennon arriva al cinema il film di David Trueba La vita è facile.. ad occhi chiusi con Javier Càmara affiancato dai bravissimi Natalia Molina e Francese Colomer, che Exit Media distribuirà in una cinquantina di sale dall’8 ottobre. La pellicola si ispira molto fedelmente alla vera storia di Juan Carriòn, un professore d’inglese oggi ultranovantenne che usava i testi delle canzoni dei Beatles per insegnare la lingua ai suoi alunni e nel 1966, nella Spagna franchista, partì alla ricerca del suo beniamino Lennon, icona di libertà e progresso, impegnato nella brulla Almeria nelle riprese del film How I Won The War di Richard Lester. Ad affiancarlo nell’avventuroso viaggio due giovani scappati di casa alla ricerca di un futuro diverso con i quali instaurerà un rapporto profondo.
Un tenero racconto di libertà e speranza, vincitore di sei Premi Goya (tra cui miglior film e miglior regia), magistralmente interpretato dall’attore spagnolo scoperto da Almodovar, impegnato in questi giorni a Roma, nei panni di un cardinale, sul set del film tv diretto da Sorrentino Jung Pope al fianco di Jude Low. Camara, presentando il film a Roma, confessa che da giovane odiava i Beatles perché le sue sorelle lo rintronavano tutto il giorno cantando e suonando le loro canzoni.
Quando si è appassionato alla musica dei Fab Four?
David Trueba mi ha fatto capire la profondità dei testi delle loro canzoni, ricchi di metafore. Ora adoro i Beatles!
Una canzone può ancora cambiarti la vita?
Alla fine della dittatura la musica è stata importante e credo che possa salvarti sempre. Il film è ambientato nel ’66 in pieno regime franchista, c’era un moralismo bigotto, la società non concedeva libertà e i giovani la cercavano attraverso le canzoni. Il concerto dei Beatles a Madrid fu un enorme successo ma creò il panico, con la polizia che manganellava i ragazzi in piazza.
Come mai la colonna sonora è di Pat Metheny?
Non c’erano abbastanza soldi per acquistare i diritti delle canzoni dei Beatles. Fernando Trueba, il fratello di David, possedeva un locale di jazz a Madrid ed era grande amico di Charlie Haden. Pensò a lui per la colonna sonora, ma Haden era molto malato, suggerì di affidarla al suo assistente, Metheny appunto,e ha vinto un premio Goya.
Il film non è una rivisitazione del franchismo
C’è solo il colore, il profumo di quel momento storico. La povertà dell’Almeria è perfettamente descritta in questo viaggio di tre eroi anonimi che affrontano un profondo cambiamento. L’evoluzione del mio paese c’è stata grazie alla loro consapevolezza, non grazie alla politica, che era molto più arretrata, era il vero ostacolo.
Come avete scoperto questa curiosa storia?
David la lesse sul giornale, il professore oggi ha 91 anni, insegna ancora e ha l’energia di un giovanotto. Dopo l’incontro sul set con Lennon si sono scritti per una decina d’anni, lui gli ha mandato dischi, è tutto conservato in un piccolo museo in Almeria. Sapendo che dovevo rappresentarlo nel film Carriòn mi ha esaminato a fondo e poi mi ha regalato il suo diario di quel viaggio. C’è tutta la storia del film, precisa. E finalmente la gente ha creduto al suo racconto.
C’è un messaggio per i giovani d’oggi affossati dalla crisi?
Il film può davvero ispirare i giovani. È un riferimento per loro e un omaggio alle generazioni del passato. La crisi è dura ma a quel tempo era peggio, c’era la dittatura.
Cosa pensa della scelta separatista della Catalogna?
Provo sentimenti fraterni per loro ma anche un po’ di tristezza, non li capisco ma li capisco. Il loro dialogo col governo è orribile, condivido la voglia di libertà, d’indipendenza, ma ho bisogno di capire di più.