“I migliori ruoli arrivano a sorpresa”. Lo racconta Helen Mirren, presentando a Roma il film Woman in Gold col regista Simon Curtis, di cui è protagonista con Ryan Reynolds nei panni dell’avvocato Randy Schoenberg, dal 15 ottobre in oltre duecento sale con Eagle Pictures.
La settantenne elegante, ironica attrice inglese, premio Oscar come miglior interprete del film the Queen, con la sua classe e bravura dà corpo e anima alla vera storia di Maria Altmann, un’anziana donna ebrea austriaca rifugiatasi Los Angeles che, 60 anni dopo aver lasciato la Vienna dell’Anschluss, intraprende una complessa avventura giudiziaria per rientrare in possesso dei beni indebitamente sottratti alla sua famiglia dai nazisti, tra cui il famoso Ritratto di Adele Bloch-Baue, sua zia, dipinto da Klimt, ribattezzato La dama in oro, che grazie a lei il pubblico può ora ammirare alla Neue Galerie di New York.
Dame Mirren ricorda che rimase subito colpita da questa vicenda che parla di restituzione di arte rubata, di giustizia, di famiglia. “Poi mi sono appassionata a Maria – confida-, una donna ironica, intelligente, con una gran forza di volontà, era importante assorbirne i pensieri, i ricordi, dovevano entrare nella mia testa”. Nell’odissea di quella donna, scomparsa nel 2001 a 94 anni in America, l’attrice di origini russe, ha ritrovato l’eco delle sofferenze sopportate dai suoi familiari dopo la Rivoluzione d’Ottobre. “La mia bisnonna e le sue sorelle furono costrette a lasciare la Russia, ad abbandonare tutto, a convivere con altri in abitazioni anguste – racconta -. Sono vicende che segnano la storia del ventesimo secolo, popoli perseguitati, nuclei familiari distrutti. Per prepararmi al film ho letto molto sull’Olocausto, soprattutto Storia del Terzo Reich di William Shirer, un libro che consiglio a tutti”. “Le opere d’arte trafugate sono state gli ultimi prigionieri politici dei nazisti”, le fa eco il regista.
Essendo nata nel 1945 Helen Mirren non ha vissuto la Seconda Guerra mondiale. “Ma questa storia mi ha riportato alla generazione dei miei genitori – spiega-, alla Londra sotto i bombardamenti. Situazioni incomprensibili ma ancora attuali, penso ai profughi siriani, al conflitto in Rwanda, a quello serbo-croato, non c’è mai fine”. Lei si divide tra l’Italia che adora, per la gente, la cultura, la bellezza di località come il Salento (dove possiede una masseria con 400 alberi di melograno da cui estrarre il benefico succo) e il cinema, che nonostante l’età avanzata le riserva sempre bei ruoli. “Il mondo è molto cambiato, ora bisogna cambiare i ruoli delle donne anche nella vita. A 38 anni la Garbo si ritirava, oggi attrici di quella età come Kidman, Blanchett, Aniston sono al culmine della popolarità. In Italia amate la bellezza e la giovinezza, ma o muori giovane o diventi vecchio e io sono curiosa, amo la vita che è meravigliosa. Mi dispiace che Kurt Cobain non abbia potuto vedere Internet, il Gps che adoro perchè sono appassionata di mappe. Bisogna incoraggiare i giovani a essere idealisti”.
La vicenda di Maria, se fosse stata italiana, si sarebbe conclusa altrettanto positivamente? “Avete un sistema giudiziario molto complesso, bizantino, una burocrazia molto pesante- risponde -, ma io rispetto i vostri grandi giudici antimafia, sono molto coraggiosi”.