Laura Morante voleva lavare i panni sporchi in pubblico, mostrare le nevrosi delle donne, far loro recuperare la soggettività. Lo ha fatto cantando fuori dal coro, con un Assolo, titolo del suo secondo film da regista che Warner coraggiosamente mostrerà su duecento schermi dal 5 gennaio. E’ sempre lei l’autrice della storia, di cui è anche protagonista, calandosi perfettamente nei panni di una donna di mezza età dal carattere parecchio labile, che ha paura di invecchiare, di non piacere più, di affrontare il sesso da sola. Due figli maschi da due matrimoni falliti, dipendente incallita dagli ex mariti, amica-smarrita delle loro nuove mogli, insicura su tutto e tutti, autostima sottozero.
Un assolo si fa per dire, perché accanto ha voluto un mega, eccellente cast, con Piera Degli Esposti che le fa da psicoanalista, per ex consorti Gigio Alberti e Francesco Pannofino risposati con Emanuela Grimalda e Carolina Crescentini, l’amica depressa Angela Finocchiaro, la collega soddisfatta Donatella Finocchiaro, il collega coatto che ci prova Marco Giallini, il rassegnato insegnante di scuola guida Antonello Fassari, convinto a ragione che lei alla patente non arriverà mai. E un nutrito stuolo di giovani bravi, come Filippo Tirabassi e Giovanni Anzaldo che interpretano i suoi figli e la sua vera figlia, qui quasi nuora, Eugenia Costantini.
Convinta che pensarsi oggetto d’amore di un uomo sia il problema centrale per tutte le donne, l’attrice toscana ha preso carta e penna e con l’aiuto dell’ex marito Daniele Costantini, ha scritto a lungo per dar vita a una commedia piuttosto tragica, onirica, rielaborando con l’invenzione episodi reali di vita vissuta. Si è ispirata nientemeno che al grande Bunuel, ma il risultato è una commedia noiosa, con la sua voce ossessivamente fuoricampo che spiega sogni e pensieri disagiati di una donna che forse la rispecchia davvero tanto, ma in cui certo non si identificheranno molte sue coetanee impegnate a scrivere con gioia, sudore e lacrime i veri duri capitoli della quotidianità.