Mai arrendersi, mai smettere di lottare. E’ la frase coniata da Emmeline Pankhurst, leader del movimento per l’emancipazione femminile, che ai primi del ‘900 portò le donne alla conquista del voto nel Regno Unito. La regista Sarah Gavron ricorda gli anni caldi di quella lotta nell’emozionante film Suffragette, che BIM porta nelle sale nell’anniversario del primo voto delle donne in Italia, il 10 marzo 1946 (in Svizzera hanno atteso fino al 1971). Un film sulle donne, che vogliono avere una voce, che lottano per averla, come dimostrano le attrici Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Ben Whishaw, Anne Marie Duff, Brendan Gleeson, Romola Garai e Meryl Streep nei panni della Pankhurst che dice: “Ogni figlia dovrebbe conoscere questa storia, ogni figlio dovrebbe scriversela sul cuore”. “Un invito ad abbracciare il nostro femminismo interiore – sottolinea la sceneggiatrice Abi Morgan -, la nostra suffragetta interiore e spingerla ancora in prima linea”.
E proprio ai giovani, cui una scuola distratta dimentica di far conoscere certe importanti battaglie, è destinato questo film che, in un momento storico costellato da femminicidi, vuol accendere i riflettori su un movimento coraggioso che ha cambiato la storia ma, soprattutto, ricordare che la battaglia per la parità, iniziata col suffragio universale, non è ancora finita, che discriminazione e sessismo esistono ancora, esottolineare quanto sia fragile la democrazia e quanto vada sempre difesa.
Il film tocca molte problematiche attuali, come la lotta per il diritto all’istruzione, per occupare gli stessi posti chiave nel potere. “Nel regno Unito una donna su tre subisce violenze sessuali –spiega la regista, a Roma per presentare il film con la produttrice Faye Ward -. E’ una battaglia dura per ottenere diritti ancora fragili, si deve far parlare le donne del loro diritto ai diritti”.
“Il movimento delle Suffragette non è mai stato trattato in precedenza nemmeno in tv, ha suscitato grande interesse – aggiunge la Ward -, ci abbiamo messo cinque anni per realizzarlo, volevamo un film che risuonasse con il presente, viscerale nel ripercorrere questo movimento politico che è ancora in corso, nel mostrare quanto sia costato alle donne, che sono al centro della scena”. Un movimento che ha unito ogni ceto sociale, anche se le classi disagiate hanno sacrificato di più, perdendo lavoro, sostegno economico, la custodia dei figli, come accade alla protagonista del film.
La festa dell’8 marzo è importante per mantenere un vincolo con la storia, per tener presente che violenza sulle donne non è ancora stata fermata, che occorre una vera rivoluzione culturale per trasformare il rapporto tra i due sessi. “C’è ancora molto da cambiare – sottolinea la regista– più donne in Parlamento più leggi a nostro favore. E devono andare tutte a votare!”.