Riccardo Scamarcio sbarca a Cannes nei panni di Pericle il Nero, un uomo fragile, un reietto della società. Unico italiano nella selezione ufficiale del Festival Un certain regard, nelle sale dal 12 maggio con Bim, il film di Stefano Mordini, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino, è una profonda riflessione sulla solitudine, sulla miseria della criminalità.
Una via di mezzo tra il film di genere e d’autore, intenso, cupo, interessante, molto maschile, che Mordini ha però scritto con due donne, Francesca Marciano e Velia Santella, e che Scamarcio, affascinato dal libro, ha voluto produrre con la Buena Onda (che ha fondato con Valeria Golino e Viola Prestieri), con RaiCinema , Alain Attal e i fratelli Dardenne.
Pericle, detto il nero, è un sicario della camorra emigrato in Belgio al seguito di un Boss della camorra per conto del quale fa letteralmente il culo alla gente con armi inconsuete: un sacchetto di sabbia e il suo pene, pronto a comando a castigare il malcapitato di turno. Durante una spedizione punitiva commette un grave errore, scatta la sua condanna a morte. In una rocambolesca fuga che lo porterà in Francia incontra Anastasia (Marina Fois), single con due figli piccoli, che lo accoglie senza giudicarlo facendo scattare nella sua mente la possibilità di una nuova esistenza.
L’attore pugliese con questo film ha coronato un sogno: “Il mio lavoro di attore è lì” sottolinea. Si è preparato due anni per entrare a fondo nei difficili panni di questo orfano cupo, infantile, amorale, senza famiglia, non particolarmente intelligente, che il boss dice di considerare come un figlio, sfruttandolo però senza pietà per i suoi loschi affari. Voleva imparare ad amarlo al di là del suo involucro sgradevole. Essere in concorso a Cannes, racconta, è stato come vincere la Coppa del Mondo che li ha ripagati del duro lavoro e dei seri rischi assunti. Un film che vale sicuramente la pena di vedere.
Dal canto suo Mordini si è allontanato molto dal libro, appoggiandosi inizialmente al genere noir per poi trasformarlo, isolando i personaggi (dai molti riferimenti con la realtà) in un contesto neutro che mettesse in rilievo il vero tema del film: la solitudine.